Telve e Telve di Sopra La fusione può attendere
Si dice che i ponti uniscono. Sarà pure vero ma non sempre è così. I ponti, talvolta, servono a mantenere le... giuste distanze.
Come il ponte sul torrente Ceggio, barriera invisibile tra due paesi che hanno lo stesso nome: Telve e Telve di Sopra. Qui, l’assessore provinciale Carlo Daldoss non ha fatto breccia e neppure ha tenuto una delle 70 riunioni serali che ha organizzato allo scopo di perorare la causa delle fusioni in tutte le valli trentine.
Fusione, parola che per il momento nessuno pronuncia, neppure negli altri due comuni vicinissimi come Torcegno e Carzano. Poco più a est invece, Strigno, Spera e Villa Agnedo formeranno Castel Ivano e la Conca del Tesino diventerà un unico comune.
Ma a Telve sia sotto che sopra si andrà a votare il 10 maggio per il rinnovo dei consigli comunali con buona pace di ogni discorso di fusione. Il nome uguale, segno di una storia condivisa fin nelle radici, non basta per mettersi insieme come è successo in Val di Ledro con Tiarno. Se si unissero diventerebbe un comune di oltre 2.700 abitanti.
I due sindaci, Fabrizio Trentin di Telve e Ivano Colme di Telve di Sopra, sulla questione fusione hanno due approcci diversi. Ovviamente negano che si tratti di una questione di campanilismo. Dice Trentin: «Il fatto è che il mio paese è molto più grande degli altri e quindi se si parla di un eventuale fusione, il discorso deve partire dai comuni più piccoli. Se ci abbiamo pensato? Sinceramente non in maniera approfondita e non abbiamo ricevuto richieste di ragionare insieme su questo argomento».
Come dire che bisogna evitare l’idea che un paese grande fagociti l’altro che diventerebbe una semplice frazione.
Ivano Colme invece non ha dubbi: «Secondo me la fusione non ha senso. Abbiamo già unito alcune cose ma i due comuni devono rimanere separati perché è giusto che il mio paese abbia la possibilità di autogovernarsi».
Entrambi negano che da Piazza Dante a Trento siano arrivati dei «consigli» affinché la fusione diventi realtà.
I due paesi con Torcegno e Carzano hanno fondato l’ecomuseo del Lagorai, hanno una gestione associata sui tributi e poco altro e ciò è abbastanza. «La mia amministrazione - aggiunge Colme - non ha mai considerato prioritaria l’idea della fusione. Al limite saranno i prossimi amminstratori (si ricandida ndr) ma ci credo poco». Anche Trentin lascia spazio ai futuri amministratori ma per intanto nulla si muove.
A Carzano il primo cittadino Cesare Castelpietra, è fautore della gestione associata dei servizi mentre sulle fusioni è convinto che non portino a risparmiare risorse. Per un vero risparmio ci dovrebbe essere un unico comune, un solo cimitero, una scuola e via di seguito. Anche Ornella Campestrini sindaco di Torcegno non è affatto convinta delle fusioni perché, dice, il rischio è che il paese diventi una periferia ed essere a mezza montagna è un rischio pericoloso per il futuro.