Un altro Stre(e)t barch Tra opera d'arte e horror

Mezzano, la «creazione» di Gianluigi Zeni di Mezzano e Nicola Degiampietro di Fiera

di Manuela Crepaz

E siamo a due, ma gli artisti primierotti Gianluigi Zeni di Mezzano e Nicola Degiampietro di Fiera non si fermeranno e continueranno nella loro opera: valorizzare in chiave contemporanea un elemento classico del paesaggio rurale e locale come il barch, un manufatto che costella il territorio, un tempo esclusivo ricovero del fieno, che oggi ha saputo adattarsi anche ad altro. C’è chi lo usa come magazzino, chi come officina, chi come micro chalet.

I due scultori ne usano invece una facciata come il pittore usa la tela. Ma anziché prendere la tavolozza e i pennelli, “graffiano” le lunghe assi verticali in quella che hanno soprannominato «Stre(e)t barch», giocando sul duplice effetto linguistico tra il dialettale (un fienile che sta stretto) e la pronuncia inglese che echeggia la “street art”, l’arte di strada, che si manifesta in contesti urbani, utilizzando la strada come luogo di ribalta e vettore comunicativo, con il pregio di un’immediata visibilità e il raggiungimento di un pubblico vasto ed eterogeneo.

E non a caso, la prima opera aveva visto la luce nella primavera scorsa lungo la trafficata arteria della tangenziale di Imèr, poco a valle della rotonda con la lontra del poliedrico pittore scultore Max Gaudenzi.

Zeni e Degiampietro, con la tecnica del graffito, sulla facciata nord del barch hanno dato vita ad una figura maschile raggomitolata che guarda verso lo spettatore, interpretabile a piacimento ma che loro hanno spiegato così: «Stre(e)t barch pone l'attenzione sul come un artista contemporaneo si possa sentire "stretto" racchiuso all'interno di una rigida tradizione, legata spesso ad un concetto "tipico" di arte alpina. Per tale motivo, il nostro soggetto è un giovane rannicchiato e compresso, che è stato realizzato grattando e bruciando l'ormai grigio legno di un vecchio barch».

In questi giorni, poco distante, i due amici hanno prodotto un’altra visione graffitara,  che non lascia dubbi interpretativi: l’agghiacciante ghigno dell’attore Jack Nicholson nell’horror film “Shining”.  «Il tema vuole essere ironico ma anche meditativo - spiegano i due - volutamente e necessariamente impattantie Un proseguo della ricerca "stre(e)t barch": la purificazione della materia. Infatti nelle nostre opere una parte fondamentale la svolge il tempo scurendo il legno; noi interveniamo asportando, levigando e bruciando».

Ed infatti, non utilizzano colori: l’opera poco cromatica è raggiunta utilizzando le sfumature che dal chiaro portano al nero: dal il grigio naturale del legno anticato dal sole e dalle intemperie ottengono i toni grigiastri, mentre il nero è dato dal fuoco e il bianco grattando la superficie.

La forte ispiratrice di «stre(e)t barch» è indubbiamente la montagna. Come scrive Gian Zeni sul suo sito internet «è dal quieto vivere tra le montagne, amiche di gioco e severe maestre, che trovo una sempre nuova spinta per creare, crescere e divertirmi con questa mia grande passione».

Ecco il VIDEO in time-lapse dei due artisti:

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