Altopiano di Vezzena fonte di reddito
L’Altopiano di Vezzena sempre più vivo con un week-end dedicato al latte in alta quota; un’iniziativa di grande successo la due giorni Latte in Festa che fin dal primo mattino di sabato ha visto il verdeggiante Altopiano popolarsi non solo dei capi di bestiame che pascolano per tutta l’estate in prossimità delle malghe ma anche di famiglie, turisti e trentini amanti della natura, del trekking e della mountain bike.
All’inaugurazione della manifestazione presso il Villaggio del Latte, realizzato nello spazio aperto e pianeggiante di fronte all’Hotel Vezzena, presenti le autorità locali, gli organizzatori, la direttrice Daniela Vecchiato e il presidente Stefano Ravelli delle Apt Valsugana e Lagorai e Alpe Cimbra, e l’assessore provinciale al turismo e all’agricoltura Michele Dallapiccola.
«I primi da ringraziare sono gli allevatori - ha dichiarato l’assessore Michele Dallapiccola - che tengono viva e incontaminata la montagna con il loro duro lavoro, nonostante le molte preoccupazioni, prima tra tutte quella di un mercato che è sempre più difficile, anche se il formaggio è un alimento sempre gradito».
Una zona turisticamente vocata, che si riesce a valorizzare tutti insieme e con un’apertura da parte delle Apt che da due anni hanno iniziato una proficua collaborazione non solo sul versante Vezzena per «cercare di unire turisticamente due territori che i nostri ospiti percepiscono invece come legati e inscindibili» ha ricordato Daniela Vecchiato.
Latte in festa è proprio uno di questi anelli di congiunzione che valorizza la natura, la storia e l’allevamento e ha messo il formaggio Vezzena. Un formaggio diverso dagli altri, particolare che ha una sua storia e al quale «sono legati diversi aneddoti» ha ricordato Dallapiccola: «la sua particolarità sta nella cottura del latte a temperature più elevate ed è questo che gli conferisce una consistenza diversa da quella degli altri». La tradizione vuole che un millennio fa gli allevatori che facevano pascolare le vacche in Vezzena, erano talmente poveri da non potersi permettere una copertura dove mungere le bestie, così nei giorni di pioggia insieme al latte veniva raccolta anche l’acqua sporca che colava dal corpo dell’animale fin nel secchio: per sterilizzare il prodotto si era deciso di scaldare di più il latte, «ed è così che è nato il formaggio in grado di resistere alla povertà».
Il Comune di Levico, che raggiuge i 1.500 capi bovini, ha un grande peso nella produzione: con 10 maghe di proprietà, 8 delle quali date in gestione a levicensi, 700 ettari pascolabili e 1.000 capi alpeggiati da maggio a settembre, produce una cifra che si aggira attorno ai 60 quintali di latte al giorno che equivale a 5 quintali di formaggio Vezzena, dato che mediamente da 1 quintale di latte si riescono a ricavare 8-10 chili di formaggio, mentre il restante va a Latte Trento e Casearia Monti Trentini.
Tra le maghe, ha spiegato l’assessore comunale competente Marco Martinelli, 8 hanno mungitura, produzione e vendita diretta: «sul versante di Vezzena il Comune si sta impegnando molto con interventi per migliorare i pascoli, le recinzioni, ma con il taglio dei fondi al Piano di sviluppo rurale per ristrutturare le maghe si può fare poco. Negli anni scorsi, quando c’erano i contributi del 90% a fondo perduto gli interventi fatti sono stati pochi e non si è approfittato del momento favorevole».
L’Altopiano resta comunque «un ottimo polmone di sfogo per gli animali che passano l’inverno nelle stalle a valle e un meraviglioso ambiente di montagna da far conoscere ai trentini».