Il raduno delle jeep? Per l'Apt del Primiero "occasione da non perdere"
A Primiero, a uscire più martoriato dalla polemica politica montata contro la decisione del Comune di Primiero San Martino di Castrozza e dell'Azienda per il Turismo di ospitare tre giorni di Jeep Camp dal 12 al 14 luglio, potrebbe essere l'Ente Parco. È quantomeno l'aria che tira tra la gente primierotta, quando si va al bar, in edicola, a prendere il pane: lo si percepisce come l'ente dei "no" e dei vincoli, anche se questa volta, a differenza del concerto di Moroder in Tognola, rimane ancora silente. Quel che è certo, è che non piace come ne esce Primiero: perché evidenzia come la valle sia arena di canto non solo di galli cedroni, ma anche di chi vuole imporsi urlando più forte. E la polemica e l'ingerenza non è percepita positivamente. Antonio Stompanato , presidente dell'Apt, è tra chi cerca di smorzare i toni e valutare gli aspetti positivi dell'iniziativa.
Sì al Jeep Camp ad ogni condizione?
Noi abbiamo fatto una riunione preliminare e garantito l'appoggio di coordinamento e logistico. Non vogliamo fare battaglie e non ci teniamo ad aprire il fuoco contro l'Ente Parco. E porto l'esempio della richiesta di una nota marca sportiva per un grosso evento mediatico nell'estate del 2018. Una condizione imprescindibile era il permesso di sorvolo sulle Pale e l'accesso ad un bivacco in elicottero. Abbiamo subito rinunciato, ben sapendo dei vincoli del Parco. L'azione di marketing in alta quota si è svolta poi in Val di Fassa, tra la Val San Nicolò e il bivacco Zeni, brandizzato ed occupato, dove non c'erano i vincoli del Parco. Ma qual è la differenza del sorvolo in elicottero sulle "loro" Dolomiti?"
Ce lo dica lei? I contrari non tollerano che la logica del business sacrifichi il rispetto del territorio.
La valutazione va fatta a 360°. Noi abbiamo detto no ai passaggi in Val Venegia, in Val Canali e tutte le zone ricomprese nei confini del Parco, avendone rassicurazione. Fatto questo, ritengo che, nell'equilibrio delle cose, certi eventi si possano promuovere. Si deve trovare una mediazione per accontentare non solo gli ambientalisti, ma il comparto turistico, che attualmente è in sofferenza, ma è ancora il traino dell'economia primierotta. Certe occasioni non passano più: la visibilità mediatica sarà alta e non si concentrerà - mi immagino - a decantare solo le qualità dei nuovi modelli Jeep, ma la bellezza di una valle tra le più belle delle Dolomiti e ciò che sa offrire all'ospite.
Con questo lei getta benzina sul fuoco. È una scelta oculata il Jeep Camp?
Se vogliamo convertirci all'ambiente, nulla in contrario, però ripeto, noi lo rispettiamo già. In quest'ottica siamo in prima linea nel chiedere la chiusura al traffico nel centro di San Martino ma non c'è una circonvallazione che lo permetta; abbiamo chiesto a Trentino Trasporti bus ecologici e non ce li mandano e gli esempi potrebbero continuare. Perciò prima di dire no al Jeep Camp e iniziative similari vanno soppesati diversi fattori soprattutto economici, di visibilità e di opportunità. Se la Provincia imporrà scelte diverse, se il Comune farà investimenti diversi tali da permettere una riconversione 100% ambientalista, allora si comincerà a fare un altro tipo di ragionamento. Ma attenzione, allora anche gli impianti sciistici vanno smantellati. Ora la priorità è far fronte alla crisi, la località si sta impoverendo. Se rinunciamo a questa possibilità in cui ci sono in ballo 4-500 mila euro di indotto, rimarremo con un pugno di mosche perché non è che ci arriva una proposta migliore. Questa è un'opportunità che non capita tutti i giorni, lasciatecela fare in pace, senza battaglie.
LEGGI ANCHE: Daniele Gubert contro il raduno delle jeep