"Un altro mondo è indispensabile", economia, società, ecologia: idee oltre la crisi
Dopo l'incontro all'oratorio di Borgo con Marco Bersani di Attac Italia, l'associazione Taiapaia lancia un appello alla partecipazione pensando a un nuovo modello economico anche per la Valsugana
BORGO VALSUGANA. "Un altro mondo è indispensabile". Questo il titolo di una serata svoltasi all'oratorio di Borgo Valsugana con l'associazione Taiapaia.
Un titolo che evoca e riattualizza lo slogan del movimento no global, che vent'anni fa denunciava le storture sociali e ambientali del sistema economico di impianto neoliberale e ne proponeva invano la trasformazione: "Un altro mondo è possibile".
Poi sono arrivate crisi economica, guerre, emergenze ecologiche, la pandemia.
Il sottotitolo della serata in Valsugana riprendeva invece un libro di Serge Latouche: "Decolonizzare l'mmaginario".
Come spiegano i promotori della serata, il relatore, Marco Bersani, presidente e fondatore di Attac Italia, ha diviso il suo intervento in due parti.
Nella prima ha ricostruito la storia economica degli ultimi cinque decenni spiegando le dinamiche che hanno generato "il trionfo del pensiero e dell'azione neoliberisti".
Nella seconda parte ha tracciato un breve riassunto delle "gravi e fallimentari conseguenze di tale modello, proponendo sentieri, di alternative praticabili, che possano coinvolgere tutte le persone restituendo un senso sano di appartenenza".
Grande l' importanza data ai territori ed alle molteplici lotte, che questi si trovano ad affrontare, per resistere ai riverberi che il sistema, estrattivista neoliberale, esercita su di essi.
"Ci siamo lasciati - scrive l'associazione - con la promessa di riprendere questi argomenti cercando di declinarli in modo partecipativo, coinvolgendo altre realtà associative affini, della nostra realtà locale. Decostruire un immaginario collettivo di sviluppo estrattivista, che alimenta questo modello distopico, generando un immaginario capace di futuro, è un primo passo necessario.
Nella serata è emerso anche che, contrariamente a quanto sembra, forse a causa dei grandi mezzi di informazione poco attenti, molte persone nei vari territori sono già attive e all' opera su vari fronti di resistenza e di lotta.
La convergenza di centinaia di associazioni nel Manifesto per la Società della Cura è un segnale in questo senso.
Ragionare sull'idea di un altra Valsugana possibile sarà un nostro impegno per il futuro.
Beni comuni come il paesaggio, l'acqua, l'aria, il suolo, i servizi, la mobilità eccetera dovranno essere visti, non più come asset e/o bancomat a disposizione dei vari business ma come organi di una comunità dove il coinvolgimento delle persone che la vivono è reale e non formale.
Tutte le persone che credono in questo, a prescindere da età, sesso, appartenenza sociale, disponibilità di tempo eccetera sono invitate, con la volontà di ricostruire un immaginario che contempli la speranza".