Sanità / Il caso

Borgo, operatrici minacciate. Paura all’ospedale San Lorenzo: le grida, poi la fuga

A Borgo, come negli altri ospedali periferici della provincia, non c'è il posto di polizia, che comunque anche a Trento e Rovereto di notte è chiuso: la presenza delle forze dell'ordine è assicurata dalle 7 alle 19 dal lunedì al sabato e dalle 7 alle 13 la domenica e i festivi

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di Matteo Lunelli

BORGO. La buona notizia è che non ci sono stati feriti e non c'è stata un'aggressione fisica. E tutto si è concluso con un grande spavento. Ma l'episodio suona comunque come un campanello d'allarme e conferma, anche nell'ospedale di Borgo, come quello delle minacce agli operatori sanitari sia un tema delicato, importante e purtroppo di grande attualità.

L'episodio, che ci viene raccontato dalla direttrice dell'ospedale San Lorenzo, la dottoressa Silvia Atti, è avvenuto negli scorsi giorni. Un uomo, dopo aver effettuato l'accesso nel Pronto soccorso, si è allontanato improvvisamente e, tramite un cortile interno e poi aprendo una porta secondaria, si è introdotto furtivamente e ovviamente senza permesso nell'unità operativa di Odontostomatologia.

«Lì c'erano tre persone, una segretaria e due operatrici sanitarie: mancava poco alle 7 e stavano sostanzialmente aprendo il reparto», spiega Atti. A quel punto le tre donne, che pensavano di essere sole, si trovano all'improvviso davanti un uomo, in evidente stato confusionale e agitato, con al polso il braccialetto dell'accettazione in Pronto soccorso e con in mano un ombrello, che urla parole e frasi sconclusionate, probabilmente in una lingua straniera. Insomma, una brutta e potenzialmente pericolosa situazione.

«Si sono ovviamente sentite minacciate e le minacce verbali ci sono state. Gli è stato tolto l'ombrello e hanno prontamente chiesto aiuto. A quel punto l'uomo è scappato. E al Pronto soccorso, per lo spavento, ci è finita una delle tre donne. Per fortuna nulla di grave e la questione si è chiusa così».

Si è chiusa, come accennato, senza aggressioni o problemi particolari, ma lo spavento c'è stato. «Naturalmente non abbiamo preso sottogamba l'episodio: abbiamo fatto un "incident reporting", ho parlato con le persone e ricostruito la vicenda e la situazione. Ovviamente se ci fosse stato qualcosa di più serio avremmo sporto denuncia immediatamente.

Però, purtroppo, questo fatto spiega bene perché le nostre operatrici, ma anche quelle di altri ospedali, trentini e a livello nazionale, si sentono sempre più minacciate. Parlando in generale gli episodi sono in aumento, ma fortunatamente l'Apss ha messo in campo e metterà in campo diverse iniziative per la sicurezza di tutti. Ci sono state recentemente delle indagini per l'inserimento dei cosiddetti "boys" e dei pulsanti di emergenza».

L'episodio in questione riguarda un reparto che di notte e chiuso e di una persona che si è intrufolata senza permesso. «I Pronto soccorso sono ovviamente i reparti più esposti, perché sono aperti ventiquattro ore, anche di notte». E a Borgo, come negli altri ospedali periferici della provincia, non c'è il posto di polizia, che comunque anche a Trento e Rovereto di notte è chiuso: la presenza delle forze dell'ordine è assicurata dalle 7 alle 19 dal lunedì al sabato e dalle 7 alle 13 la domenica e i festivi.

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