Il "dibattito pubblico" sulla diga del Vanoi: nonostante il tentativo di silenziare, è stato un coro di "no"
A Canal San Bovo arriva il messaggio di Fugatti: «Siamo contrari». E Paccher rincara la dose: «Sono sorpreso in negativo dalle modalità di questo incontro. Mi aspettavo di vedere il progetto, ma sento solo chiacchiere inutili»
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CANAL SAN BOVO. In attesa di sapere se verrà realizzata e se mai si riempirà la diga sul Vanoi, ieri sera a Canal San Bovo a riempirsi ben oltre il livello di guardia è stato il teatro parrocchiale dove era organizzata la prima serata di presentazione pubblica dell'opera da parte del Consorzio di bonifica Brenta. Non meno di 300 le persone per assistere e dar vita al dibattito che ha visto confrontarsi il soggetto proponente con i soggetti legittimati (enti, associazioni e comitati) ma anche con i semplici cittadini.
Questo piano dialettico obbligatorio è stato di fatto surclassato da quello politico che sembra interpretare in questa fase al meglio le forti perplessità dell'opinione pubblica attorno al progetto della diga del Vanoi. Gli uomini del Consorzio Bonifica Brenta, deputati a tenere le redini della serata, hanno cercato in avvio di portare il confronto su binari innocui, usando toni molto morbidi, simili a quelli che si usano per convincere i bambini. Una condotta da super-professionisti della diplomazia, con tanto di tentativo - fallito - di rendere partecipe la folla presente in sala attraverso telefonini e collegamento wi-fi, per essere coinvolti in domandine gestite dalla regia.
Questa divertente operazione simil-trasparenza (peraltro, va detto, così normata) si è sfasciata al primo, vero intervento, quello fatto pervenire in via ufficiale dal presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti che ha ribadito «l'assoluta contrarietà della Provincia di Trento alla costruzione di un nuovo serbatoio sul torrente Vanoi» chiedendo che la stessa fosse verbalizzata.
A ruota è toccato al consigliere provinciale del Pd trentino Alessio Manica intervenire, segnalando, primo di una serie, lo stupore in negativo per un progetto che di fatto ieri sera non è stato presentato.
Michela Calzà ha posto l'accento «sull'arroganza con cui decisioni come queste sono state calate dall'alto. I territori sono assolutamente contrari ma si va avanti lo stesso».
Un potenziale colpo politico contrario all'opera, è stato sferrato anche dal consigliere provinciale della Lega, Roberto Paccher: «Sono sorpreso in negativo dalle modalità di questo incontro. Mi aspettavo di vedere il progetto, ma sento solo chiacchiere inutili. Una promessa però la voglio fare alla gente che si è raccolta qui stasera: mi impegnerò a fondo per contrastare questo progetto che mi vede contrario per il metodo e il merito. Con il presidente Fugatti garantisco che esprimeremo la nostra contrarietà in ogni sede».
Di identico tenore l'intervento della consigliera provinciale Antonella Brunet.
Anche dalla parte bellunese il dibattito è stato preso a cannonate. «Una perdita di tempo - ha tagliato corto il consigliere provinciale Massimo Bortoluzzi -. Quest'opera non va fatta. La pianura bellunese non è stata interpellata. E la cosa è gravissima se si pensa a cosa accadde 61 anni fa con il Vajont...».
Ferita che ancora sanguina, come ha fatto capire nel suo accorato intervento il sindaco di Fonzaso, Christian Pasa, geologo, primo cittadino del primo paese a valle della diga, se sarà realizzata: «Sul rischio dighe, noi bellunesi siamo sensibili. Molto sensibili!» ha gridato.
Ma i rischi sono anche a monte, come ha rimarcato Bortolo Rattin, sindaco di Canal dan Bovo: «Con la diga aumenterebbe in modo consistente l'umidità a monte. E noi abbiamo una frana, quella di Ronco Gasperi Pugnai, che a seguito di queste variazioni potrebbe subire variazioni imprevedibilmente pericolose».