Onida: saggi inutili, coprono lo stallo
La telefonata di una finta Margherita Hack fa scivolare Valerio Onida, presidente emerito della Consulta e membro del gruppo di lavoro istituzionale nominato da Giorgio Napolitano. Indotto da la «La Zanzara» di Radio24 ad ammettere l'inutilità dei «saggi» e di un dibattito destinato solo a «coprire lo stallo politico», il pesce d'aprile ritardato a Onida piomba nel silenzio ovattato dell'Archivio storico del Quirinale, dove i dieci scelti da Giorgio Napolitano sono riuniti a discutere di riforme istituzionali e priorità economiche
La telefonata di una finta Margherita Hack fa scivolare Valerio Onida, presidente emerito della Consulta e membro del gruppo di lavoro istituzionale nominato da Giorgio Napolitano. Indotto da la «La Zanzara» di Radio24 ad ammettere l'inutilità dei «saggi» e di un dibattito destinato solo a «coprire lo stallo politico», il pesce d'aprile ritardato a Onida piomba nel silenzio ovattato dell'Archivio storico del Quirinale, dove i dieci scelti da Giorgio Napolitano sono riuniti a discutere di riforme istituzionali e priorità economiche.
Ma nelle due sale arrivano anche le parole pronunciate dal Capo dello Stato in difesa dei facilitatori: «Non credo si stia perdendo tempo», dice rispondendo indirettamente a Matteo Renzi, tornato all'attacco sul punto. Ma ai giornalisti, che gli domandano se farà nuove consultazioni, il presidente risponde sibillino: «Sapete quello che sto facendo e quello che non farò». Per molti, la conferma che non ci saranno altre consultazioni se lo stallo persisterà e che comunque Napolitano non è intenzionato a ricandidarsi.
Ma proprio le parole di Napolitano, insieme a quelle di Onida, portano il Pdl a chiedere immediate dimissioni dell'ex presidente della Consulta e di tutti gli altri saggi, al cui lavoro il Colle già aveva dato l'orizzonte ristretto di 8-10 giorni. Per Schifani, Matteoli, Santanchè, Capezzone, D'Alessandro e molti altri berlusconiani «ora il re è nudo».
Onida deve scusarsi e poi andarsene, per aver detto chiaro e tondo ciò che in molti pensano: i saggi sono un espediente per ingannare il tempo, un escamotage per non spaventare l'Europa e i mercati in una situazione di stallo, il loro è un dibattito destinato al nulla, un puro esercizio di stile. «Napolitano sciolga i saggi», affonda il Pdl, già freddo nei confronti dei Dieci scelti dal Colle per mettere d'accordo le litigiose forze politiche su un programma di minima condiviso. Perché Onida - mentre fuori da Palazzo Sant'Andrea si fanno sforzi per arrivare ad un nome condiviso sul Quirinale - ha posto un'ipoteca pesante anche sul leader del centrodestra Silvio Berlusconi, di cui dice: «Potrebbe andare a godersi la sua vecchiaia e lasciare in pace gli italiani». «Penso che andremo a votare ancora, presto o prestissimo - svela ancora Onida alla finta Hack -. È un parlamento bloccato, Grillo non ne vuol sapere, il Pdl vuole solo garantirsi di essere in campo, Berlusconi spera sempre di avere qualche vantaggio o protezione, il Pd ha fatto questo tentativo di buttarsi con Grillo e non ce l'ha fatta. E c'è il blocco».
Ma il lavoro dei «saggi» va comunque avanti. E in serata, su carta intestata del Quirinale, arrivano le scuse di Onida a Napolitano e a Berlusconi. Per Palazzo Grazioli, la toppa è peggiore del buco. «Sono stato ingenuo», ammette Onida, appellandosi alla «grave violazione della libertà e segretezza delle comunicazioni garantita dalla Costituzione».
«Che non sia inutile il lavoro che stiamo facendo, lo dimostra il fatto che sono qui con gli altri colleghi a lavorare - è la sua difesa -. Esprimo il mio rammarico per l'imbarazzo che la pubblicazione (della telefonata, ndr) può aver creato al Presidente della Repubblica e le mie scuse al Presidente Berlusconi perché un mio giudizio privato, espresso in chiave ironica e autobiografica, diventando pubblico potrebbe averlo ingiustamente offeso».
La giornata si chiude con la chiosa velenosa del pidiellino Maurizio Lupi. «Essendo coetaneo, anzi di sei mesi più vecchio del leader del Pdl, a cui dieci milioni di italiani continuano a chiedere di occuparsi della cosa pubblica, anche il settantasettenne ex presidente della Corte costituzionale potrebbe decidere di godersi la vecchiaaà rinunciando all'incarico affidatogli che giudica inutile».