Pd, Epifani segretario fino al congresso

Il Pd ha il nuovo segretario, Guglielmo Epifani, eletto dall'Assemblea nazionale del partito con 458 voti, l'85% dei consensi (o il 75%, se consideriamo le schede bianche). E dall'elezione del successore di Pier Luigi Bersani ricomincia il Partito democratico, con un altro punto assodato, e cioè il sostegno al governo di Enrico Letta, dopo i mal di pancia di alcuni parlamentari e di una parte della base, quell'OccupyPd a cui è stato permesso di esporre dal palco il proprio Documento

Il Pd ha il nuovo segretario, Guglielmo Epifani, eletto dall'Assemblea nazionale del partito con 458 voti, l'85% dei consensi (o il 75%, se consideriamo le schede bianche). E dall'elezione del successore di Pier Luigi Bersani ricomincia il Partito democratico, con un altro punto assodato, e cioè il sostegno al governo di Enrico Letta, dopo i mal di pancia di alcuni parlamentari e di una parte della base, quell'OccupyPd a cui è stato permesso di esporre dal palco il proprio Documento. Sì, perchè l'altro mandato dell'Assemblea al segretario-traghettare è quello di preparare il Congresso di ottobre con il massimo coinvolgimento di tutte le componenti del partito.
L'Assemblea ha avuto un esito scontato, dopo l'accordo sul nome di Epifani sottoscritto ieri tra le varie correnti del partito. Le Assise, infatti, sono ben diverse dai riottosi gruppi parlamentari usciti dalle «parlamentarie» del dicembre 2012, in quanto sono state elette con le Primarie del 2009, quelle che incoronarono Bersani, e in esse gli attuali maggiorenti detengono la maggioranza assoluta. Certamente le oltre 100 schede nulle o bianche segnalano però una esigenza, quella di uscire dall'immobilismo dell'accordo tra correnti che ha governato il partito nell'ultimo anno. Non a caso Epifani ha chiesto un Congresso «vero», in cui cioè  la discussione sia «esplicita», e non «implicita dietro a nomi e cognomi».
Anche perchè da parte di Bersani e dei dirigenti che lo hanno sostenuto non c'è stato cenno di autocritica. Ma lo ha fatto con lucidità la vicepresidente Marina Sereni.
Quindi la sfida comincia da domani, quando Epifani dovrà non solo decidere la propria squadra (che però guiderà il partito per pochi mesi) ma anche avviare la fase Congressuale che richiederà l'istituzione di una Commissione preparatoria e la Convocazione della commissione Statuto, visto che questo richiede una revisione. Queste postazioni diventano strategiche oltre a quella dell'organizzazione interna, per la quale i «renziani» hanno candidato Luca Lotti. Il tema della separazione tra il ruolo di segretario e quello di candidato premier, e il tema connesso delle modalità di elezione (con o senza primarie) non sono stati affrontati dall'Assemblea e saranno appunto oggetto del dibattito delle prossime settimane.
Intanto, il sindaco di Firenze annuncia che potrebbe dare una mano da semplice militante e non da candidato alla segreteria.
Altro tema è il supporto al governo Letta. La posizione contraria alle larghe intese, portata avanti da Laura Puppato, ha preferito non misurarsi con il voto dell'Assemblea anche perchè la candidatura avrebbe richiesto 95 firme a sostegno che evidentemente non c'erano. Tutti, da Epifani al capogruppo Roberto Speranza, da Matteo Renzi allo stesso Letta, hanno insistito sulla formula di sostenere il governo «con il coraggio delle nostre idee», a partire dal sostegno al ministro Kyenge sui temi dell'integrazione; insomma sarebbe un errore, per dirla con Renzi, «regalare il governo a Berlusconi». Una sfida che ricade su tutti, a cominciare dai gruppi parlamentari.

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