Ministro Kyenge sbotta: «Basta insulti dai leghisti»
Alla fine anche la mite Cecile Kyenge non ce l'ha fatta più: troppi gli attacchi da parte dei leghisti, e troppo violenti. E dopo aver ripetuto per giorni, come un mantra, che alle aggressioni si deve rispondere con il dialogo, ieri è sbottata e ha chiesto a Roberto Maroni di mettere in riga i suoi, militanti e dirigenti, e di far cessare le ingiurie. Minacciando, in caso contrario, di disertare la Festa della Lega Nord a Milano Marittima il 3 agosto
Alla fine anche la mite Cecile Kyenge non ce l'ha fatta più: troppi gli attacchi da parte dei leghisti, e troppo violenti. E dopo aver ripetuto per giorni, come un mantra, che alle aggressioni si deve rispondere con il dialogo, ieri è sbottata e ha chiesto a Roberto Maroni di mettere in riga i suoi, militanti e dirigenti, e di far cessare le ingiurie. Minacciando, in caso contrario, di disertare la Festa della Lega Nord a Milano Marittima il 3 agosto.
Dispiaciuto, il segretario del Carroccio ha detto che chiamerà il ministro per confermarle l'invito, augurandosi che non venga meno all'appuntamento. Anche se, ha poi aggiunto, «la Lega non fa mai questioni personali, noi combattiamo idee e proposte sbagliate» e quella sullo ius soli è «una proposta sbagliatissima». E a tarda sera a riaprire le ferite l'intervento a gamba tesa del vice-segretari odella Lega, Matteo Salvini: «Questo governo istiga al razzismo. Parlano tanto di immigrati, ma si scordano gli esodati. Chi semina vento, raccoglierà...» ha scritto su Twitter.
Tutto nasce dai due episodi di lunedì: uno è accaduto a Cantù, dove due consiglieri comunali leghisti si sono allontanati dall'aula quando parlava il ministro (invitata dal sindaco); l'altro riguarda un consigliere comunale della Lega Nord di Montagnana (Padova) che ha pubblicato sulla sua pagina Facebook una foto di Cecile Kyenge con lo slogan «Dino, dammi un crodino», in riferimento al gorilla di una nota pubblicità. Vicenda per la quale ora è ora indagato per diffamazione aggravata.
È sempre dalla stessa parte politica, quindi, che arrivano gli attacchi e le offese alla Kyenge. Che ieri, rispondendo alla domanda dei giornalisti sul perchè la Lega Nord ce l'abbia tanto con lei, ha preferito glissare: «bisognerebbe chiederlo a loro». Ma intanto il messaggio è chiaro: gli attacchi sono diventati «intollerabili», basta «sceneggiate come quella di Cantù». Altrimenti declinerà l'invito a Milano Marittima.
Il vicepresidente dei deputati della Lega, Gianluca Pini, autore dell'invito, ha cercato di gettare acqua sul fuoco: «mi auguro che il ministro vorrà confermare la sua presenza».
Parla invece di «strumentalizzazione» del caso Cantù Nicola Molteni, deputato leghista. Se il leader della Lega Nord Maroni fa il «pompiere», il numero due del partito, Matteo Salvini, riaccende le micce, invitando via Facebook a ignorare il ministro per l'Integrazione che, a suo dire, «si ricorda di esistere solo quando viene attaccata».
Ma intanto gli attacchi al ministro proseguono: oggi la Digos di Verona ha denunciato un giovane che su Facebook ha postato l'ennesima frase minacciosa: «A Cervia le banane, a Verona le bombe a mano». Un bel «benvenuto» a Cecile Kyenge che domenica si recherà in visita al capoluogo scaligero.