Un salvagente per il Cav condannato
Scenari per Berlusconi dopo l'ultima condanna. La giunta per le Immunità del Senato, che dovrà pronunciarsi sull'incandidabilità dell'ex premier così come prevede la legge Anticorruzione, tornerà a riunirsi domani. Ma un voto sulla decadenza del Cav dal mandato di senatore è quasi certo che non arriverà prima della pausa estiva. È vero che la procedura per l'incandidabilità è la stessa di quella per l'ineleggibilità e quindi le due procedure potranno riunirsi, ma il regolamento della Giunta parla chiaro: deve prima concludersi la discussione generale
Scenari per Berlusconi dopo l'ultima condanna. La giunta per le Immunità del Senato, che dovrà pronunciarsi sull'incandidabilità dell'ex premier così come prevede la legge Anticorruzione, tornerà a riunirsi domani. Ma un voto sulla decadenza del Cav dal mandato di senatore è quasi certo che non arriverà prima della pausa estiva. È vero che la procedura per l'incandidabilità è la stessa di quella per l'ineleggibilità e quindi le due procedure potranno riunirsi, ma il regolamento della Giunta parla chiaro: deve prima concludersi la discussione generale. Poi si conferirà il mandato al relatore (già nominato è Andrea Augello del Pdl) a dare il parere. Così come si dovrà dare tempo, poi, alla difesa per presentare delle memorie o venire ascoltata.
Quindi, la Giunta dovrà decidere. E sulla sua decisione dovrà pronunciarsi l'Aula. Ci sono, insomma, dei tempi tecnici, spiega il presidente della Giunta Dario Stefano (Sel), che devono essere rispettati. E se i capigruppo del Senato hanno deciso di interrompere il 9 agosto l'attività di Palazzo Madama, sarà difficile per la Giunta "chiudere la pratica" prima di tale data.
Nel frattempo si cerca di fare chiarezza su alcuni dubbi sollevati dal Pdl. Prima di tutto, spiegano alcuni costituzionalisti tra cui Stefano Ceccanti, gli effetti della legge Severino sull'incandidabilità, non possono mai venir meno. Si tratta di «una norma elettorale» che «non può essere analizzata e valutata con i criteri tipici delle sanzioni penali» ("l'art.51 della Costituzione consente limitazioni al diritto elettorale passivo"). Quindi il fatto che «il reato sia stato compiuto prima dell'entrata in vigore del decreto legislativo - insiste Ceccanti - non c'entra proprio niente» perchè «l'unica cosa che si deve prendere in considerazione è il momento in cui la sentenza di condanna sia diventa definitiva».
A proposito dell'accusa di incostituzionalità che ora il Pdl muove alla legge Severino, si fa osservare, che la norma «è già stata già applicata» alle ultime elezioni, senza che nessuno abbia battuto ciglio. E infatti le ultime candidature sono state selezionate sulla base di quanto disposto dal decreto legislativo (è il n.235 entrato in vigore il 5 gennaio 2013). E che venne posta la questione di fiducia proprio per fare presto e renderlo operativo in tempo per le elezioni del 24/25 febbraio. L'obiettivo infatti era quello di «pulire il Parlamento» evitando che venisse candidato chi era stato condannato. Ma nella legge, all'articolo 3, si parla esplicitamente dell'incandidabilità sopravvenuta, cioè del parlamentare che, mentre è in corso il suo mandato, viene colpito da condanna e quindi decade.
Sul piano politico ieri i due capigruppo del Pdl, Brunetta e Schifani, sono saliti al Quirinale con nel paniere la richiesta della grazia per il leader del loro partito. Insistere troppo sulla grazia può essere un elemento di instabilità, dal momento che a quanto sembra il Quirinale non ha alcuna intenzione di accogliere la richiesta, anche perché concedere la grazia al condannato Berlusconi subito dopo la sentenza sarebbe una sconfessione totale del lavoro della magistratura. Ma il Pdl non punta tutte le sue carte sul provvedimento di clemenza da parte di Napolitano. Anche perchè Berlusconi ha ancora qualche mese davanti prima degli eventuali arresti domiciliari, o altre soluzioni previste dalla legge, e c'è tempo per immaginare altre soluzioni. Il partito del Cavaliere è già al lavoro sulle subordinate all'opzione principale. Brunetta rilancia la riforma della giustizia, col ritorno all'immunità parlamentare e all' autorizzazione a procedere, norme della Costituzione del 48 cambiate a furor di popolo negli anni di Tangentopoli.