Berlusconi: «Al governo finché lavora»
Dopo il voto con cui l'altra sera la Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato ha bocciato la relazione di Andrea Augello, primo passo verso la dichiarazione di decadenza da senatore di Silvio Berlusconi (il 4 ottobre si terrà l'udienza pubblica nella quale il Cav potrà difendersi), Enrico Letta avverte che non intende fare da «punching ball», né rimanere stritolato fra i veti incrociati di Pdl e Pd. Quanto alla condanna del Cavaliere, non c'è «nessuna persecuzione» e l'autonomia della magistratura va difesa
Dopo il voto con cui l'altra sera la Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato ha bocciato la relazione di Andrea Augello, primo passo verso la dichiarazione di decadenza da senatore di Silvio Berlusconi (il 4 ottobre si terrà l'udienza pubblica nella quale il Cav potrà difendersi), Enrico Letta avverte che non intende fare da «punching ball», né rimanere stritolato fra i veti incrociati di Pdl e Pd. Quanto alla condanna del Cavaliere, non c'è «nessuna persecuzione» e l'autonomia della magistratura va difesa.
Silvio Berlusconi, che l'altro ieri ha sferrato in videomessaggio un durissimo quanto scontato attacco alla magistratura politicizzata, risponde che il governo andrà avanti a condizione che rispetti i «patti»; ma definisce «ipocrita» la posizione di chi si ostina a dire che «la legge è uguale per tutti» perché così non è.
Il botta e risposta (a distanza) fra il presidente del Consiglio e l'ex premier conferma che la crisi di governo al momento appare scongiurata, ma fa capire anche che le tensioni dalla decadenza del Cavaliere rischiano di trasferirsi sui nodi economici (come l'Iva) e non (come omofobia o legge sul finanziamento ai partiti).
Per questo, in mattinata, dopo avere presentato il piano «Destinazione Italia» che punta ad attrarre gli investimenti stranieri, Letta indossa i guantoni e ribadisce a muso duro che non si farà logorare: «Non ho nessuna intenzione che si creino cortocircuiti» sui provvedimenti del governo, premette a proposito degli avvertimenti del Pdl sull'Iva e delle fibrillazioni sull'omofobia. «Vedo che c'è la volontà di usare il governo come una specie di punching ball», ma mentre «tutti se le danno di santa ragione», lui intende «continuare a lavorare». Certo, avverte, «non ho scritto in testa Giò Condor», come quel personaggio del Carosello che vedeva da bambino. Tradotto: non sono Giocondo, a farmi logorare da veti e contro-veti e da ultimatum quotidiani non ci sto. Se qualcuno vuole davvero la crisi lo dica apertamente, assumendosene le responsabilità davanti al Paese; altrimenti si torni a collaborare per realizzare il programma su cui ho ricevuto la fiducia. Fermo restando che al governo spetta la sintesi qualora le posizioni nella maggioranza divergano.
Ma siccome sa perfettamente che la barca galleggia fino a quando i motori vanno, assicura anche che d'ora in avanti «giocherà d'attacco». Un modo per dire che intensificherà l'azione di governo. E risponde al duro j'accuse del Cavaliere contro i magistrati: «Non ci sono persecuzioni» giudiziarie, lo stato di diritto è garantito e l'autonomia dei giudici va rispettata».
Giudizi netti, detti forse per placare base e dirigenza del Pd, ma che inevitabilmente devono aver rafforzato quella delusione che Berlusconi, incontrando nel pomeriggio i ministri pidiellini a palazzo Grazioli, ha detto di nutrire per «Enrico», dal quale si aspettava almeno una parola di solidarietà. Rammarico che lui stesso trasforma in attacco, inaugurando la nuova sede della rediviva Forza Italia: «La legge non è uguale per tutti» e chi sostiene il contrario dice una «inaccettabile ipocrisia». Detto ciò, il Pdl è stato e continuerà ad essere «responsabile» perché «una crisi ora sarebbe destabilizzante per il Paese». Il governo, avverte tuttavia, «deve mantenere le promesse fatte» soprattutto sul fronte fiscale, perché il sostegno all'esecutivo sarà garantito «fino a quando porterà in fondo i provvedimenti».
Un implicito riferimento al dossier Iva. A palazzo Chigi ribadiscono che difficilmente si potrà evitarne l'aumento. Ma Letta ha ampiamente rassicurato il Pdl sul fatto che il «patto» sull'Imu non sarà toccato. La coperta tuttavia è corta e tutte le risorse dovranno essere usate per rimanere sotto il 3% del deficit.
Intanto, ieri, anche il Comitato di presidenza del Csm ha detto basta agli attacchi contro la magistratura: «L'esito di qualsiasi processo, esperiti tutti i gradi di giudizio, è una sentenza che va accettata ed applicata»; perché, se cosi non fosse, «verrebbero meno le regole dello Stato di diritto e il presupposto della ordinata convivenza civile». Un pensiero che rappresenta anche quello del Presidente della Repubblica (che è anche presidente del Csm), che se non ha ritenuto di intervenire direttamente sullo sprezzante messaggio di Berlusconi, lo ha fatto tramite il massimo organo di controllo e tutela della magistratura.