I vescovi sdegnati dalla crisi: «Basta»
Lo sdegno nel mondo cattolico per l'accelerazione, le motivazioni e le modalità della crisi di governo oltrepassa anche le mura vaticane. Bregantini: «Credo che si debba elevare molto la nostra voce di amarezza, di sconcerto e si debba veramente avere nel cuore un'attenzione al Paese intero, non al singolo o alle singole collettività» I tuoi commenti
CITTÀ DEL VATICANO - Lo sdegno nel mondo cattolico per l'accelerazione, le motivazioni e le modalità della crisi di governo oltrepassa anche le mura vaticane. È l'Osservatore Romano, quotidiano della Santa Sede, a parlare ieri sera di «Una crisi che appare irresponsabile provocare non solo per le sue ripercussioni economiche, ma per ricadute sulla credibilità dell'intera classe politica italiana».
«L'Italia costretta a una nuova crisi politica», titola il giornale vaticano a proposito delle dimissioni richieste da Berlusconi ai ministri Pdl, esprimendo giudizi drastici che confermano - anche nel pontificato di Bergoglio - quanto la Segreteria di Stato sia attenta ai destini politici della nazione italiana. «Il timore - avverte l'Osservatore Romano - è che il tessuto condiviso di regole sul quale si basa ogni convivenza civile, lacerato nel corso di questi anni da un confronto politico esasperato, rischi di uscire definitivamente compromesso da una chiamata permanente allo scontro». E solo sullo sfondo, «purtroppo», rimangono «i problemi irrisolti della disoccupazione e delle scarse risorse a disposizione, per esempio, degli enti locali».
Forte amarezza, quindi, anche in Vaticano.
Ieri è stato un alto rappresentante della Cei, il trentino monsignor Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, a parlare di «un momento di grande amarezza e di grande confusione». «Credo che si debba elevare molto la nostra voce di amarezza, di sconcerto e si debba veramente avere nel cuore un'attenzione al Paese intero, non al singolo o alle singole collettività», dice Bregantini alla Radio Vaticana.
Il presule, circa le larghe intese, definisce «ammirabile» il «cammino di omogeneizzazione compiuto dalla figura del presidente del Consiglio Letta». «Temo che il problema non sia perciò l'armonizzare - osserva -, ma il rinunciare alle proprie personali visioni, di gruppo o di persona, per il bene di tutti». E qui il riferimento alle posizioni del condannato Berlusconi, per quanto implicito, risulta lampante.
L'appello dei vescovi, ora, è per una nuova legge elettorale, in modo che «sia data voce ai cittadini», e soprattutto che «il mondo politico si confronti con i problemi, i drammi, le angosce e le lacrime, soprattutto dei giovani». «Abbiamo il dovere di prendere in mano il nostro coraggio e la nostra identità di popolo e salvare, il più possibile, il bene di tutti - afferma mons. Bregantini -; fermare questa crisi al buio».