Letta: nuova fiducia dopo l'8 dicembre
È il momento della «svolta». Stufo di un governo continuamente «sotto assedio», costretto sempre a giocare «in difesa», il premier Enrico Letta rifiuta il termine verifica e parla di una «nuova fiducia», in grado di mettere nero su bianco i numeri dell'esecutivo e permettergli di «cambiare registro», trasformando il 2014 «nell'anno della riscossa e della buona politica»
È il momento della «svolta».
Stufo di un governo continuamente «sotto assedio», costretto sempre a giocare «in difesa», il premier Enrico Letta rifiuta il termine verifica e parla di una «nuova fiducia», in grado di mettere nero su bianco i numeri dell'esecutivo e permettergli di «cambiare registro», trasformando il 2014 «nell'anno della riscossa e della buona politica».
Messa alle spalle la spada di Damocle della decadenza di Berlusconi, Letta chiarisce senza mezzi termini le sue intenzioni: è arrivato il momento, dice, di «passare al secondo tempo e giocare - finalmente - in attacco e non più in difesa».
E non a caso per il passaggio parlamentare richiesto da Forza Italia e che ha ottenuto il via libera del Colle, Letta punta a una data che sia successiva alle primarie del Partito democratico dell'8 dicembre. Il premier insomma, non vuole più condizionamenti, da qualunque parte giungano, Vuole, insomma, mettere definitivamente le carte sul tavolo per uscire dall'assedio. Dopo l'8, saranno più chiare non solo le mosse dei suoi avversari, ma anche quelle all'interno del suo partito.
La fiducia passerà per una «messa a punto del programma». Dopo di che sarà possibile finalmente «cambiare registro» a partire dalle «riforme costituzionali e istituzionali», «capitolo sul quale spingeremo molto» e tema che sta particolarmente a cuore anche al Capo dello Stato, che proprio ieri ne ha ribadito «l'improcrastinabilità».
Ma Forza Italia attacca la decisione di Letta. «Bella sensibilità istituzionale da parte sua», tuona Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia.
«Il premier antepone le vicende interne al Partito democratico ai suoi doveri istituzionali. Siamo certi che il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo richiamerà a essere responsabile nei confronti del Parlamento e nei confronti del Paese, prima che davanti al suo partito».
Il premier non precisa se lunedì si presenterà al Quirinale da dimissionario - «decideremo con Napolitano», dice - ma i toni che usa sono quelli di un leader di governo all'attacco, che intende continuare sulla strada intrapresa con la sua squadra: «Funziona così com'è», assicura, e, dunque, non si cambia.
Eccezion fatta per i viceministri e i sottosegretari di Forza Italia, le cui dimissioni, ironizza, «arrivano con il contagocce...».
Il segno di un «cambiamento di registro» già avvenuto, Enrico Letta lo dà durante la conferenza stampa al termine del summit di Vilnius sul partenariato orientale. Senza neppure attendere le domande dei giornalisti, arriva subito al punto. «Questa verifica ci rafforzerà - assicura - e non mi avete ancora chiesto quando sarà, ve lo dico io: proporrò a Napolitano di andare in Parlamento dopo le primarie, mi sembra la cosa più naturale.
Riterrei abbastanza inusuale fare una corsa per avere la fiducia prima».
Una volta ottenuta la «nuova fiducia» e «certificati i numeri della nuova maggioranza», il 2014, il premier non ha dubbi, si potrà trasformare nell'anno «della riscossa» per l'Italia, che aggancerà la crescita e ritroverà il posto che le compete anche a Bruxelles.
«Il Paese tornerà centrale nella Ue e faremo vedere che cosa vuol dire avere un'Italia leader in Europa», perché a Bruxelles «c'è grandissimo bisogno di Italia».
E in Italia c'è bisogno di riforme costituzionali come non smette di ricordare il Presidente Napolitano, che rimane in pressing stretto su Camere e Governo. «Nel 2014 le faremo, sarà il punto principale» del nuovo esecutivo, la risposta del premier Enrico Letta a stretto giro di posta.