Renzi cerca i soldi e trova le uova

Giornata intensa quella di ieri per il premier Matteo Renzi. In Brianza in visita all'Alcatel (con lancio di uova), incontra poi i sindacati e si presenta all'assemblea dell'Anci a Milano. Chiusura ad una cena per raccogliere fondi. «Abbiamo promesso che cambieremo il Paese e lo faremo». Così esordisce il premier alla cena di finanziamento. E aggiunge: «L'Italia può veramente tornare a essere quello che è sempre stato. Abbiamo bisogno prima ancora dei vostri soldi, delle vostre idee, delle vostre critiche, del vostro coraggio».


E a Bruxelles fa sapere di non essere stato lui a dire che la commissione Ue è un covo di burocrati: se non è così, spiega con una punta di malizia, la commissione si affretti a sganciare gli investimenti per l'innovazione dal patto di stabilità. Ma le contestazioni ricevute in piazza all'Alcatel, con annesso lancio di uova sulla scorta, gli fanno capire che le critiche all'euroburocrazia non bastano. Di qui la necessità di votare rapidamente tutte le riforme del suo governo, secondo l'agenda prevista, per forzare la mano sul palcoscenico europeo e ottenere qualcosa di più a favore dell'Italia.


Sul fronte interno col sindacato é confronto e scontro. Accetta l'incontro con le rappresentanze dei metalmeccanici confederali che manifestano davanti alla sede dell'Alcatel, evidenziando che numerose altre aziende del settore della zona - tra cui Ibm, Bames, Sem ex Celestica, Micron, Compel, Linkra, Nokia e Italtel - hanno in corso processi di ristrutturazione «con oltre 2.000 posti a rischio». Dieci minuti di discussione anche con la Fiom, con Renzi che è apparso ben informato sulla situazione. Non si è entrati nel dettaglio e si è parlato soprattutto di come confermare la produzione delle multinazionali in Brianza. «La silicon valley brianzola per noi deve avere un futuro ed è importante creare un clima positivo per trovare soluzioni»,conclude Renzi, mentre tutto si conclude tra sorrisi cordiali e strette di mano.


Alla cena con i finanziatori però il premier riprende subito le distanze affermando che con il Jobs act avremo «un contratto di lavoro più semplice, a tempo indeterminato, la riduzione delle tasse e la certezza che eliminando l'articolo 18 a te imprenditore non metto un altro in casa a dirti cosa fare».«Abbiamo tolto gli alibi a tutti, a imprenditori, politici e sindacati», afferma e poi la stoccata finale che distingue i ruoli: «Ho grande rispetto per il sindacato che fa il sindacato, perché gode della mia stima e ammirazione, ma quando pensa sia possibile sostituirsi alla politica, fare politica, prendere il posto per decidere, deve sapere che c'è un governo che non tratta con il sindacato sulle leggi perchè si fanno in Parlamento».


Finale con un pensiero allo svuluppo del Paese: «Se avessimo il Sud in linea con il resto del Paese, avremmo un pil positivo. Ma ci sono due Italie. C'è l'Italia che viaggia a ritmi pazzeschi e quella che per anni è stata abbandonata».

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