Piani commerciali, Comunità in rivolta contro la Provincia
«Ricorrere al commissario è l'ennesima dimostrazione di prepotenza Trento centrica». Ha scatenato un coro di proteste l'iniziativa dell'assessore provinciale al commercio Alessandro Olivi di inviare alle Comunità di valle inadempienti una diffida minacciando la nomina di un commissario ad acta se entro trenta giorni non approveranno i loro piani commerciali, con cui sono chiamate a decidere se e quali aree riservare alla realizzazione di superfici di vendita comprese tra i 1.500 e i 10.000 metri quadri. I presidenti di otto delle dieci Comunità interessate hanno sottoscritto una nota in cui contestano l'iniziativa della giunta provinciale e mettono i puntini sulle «i» in merito alla vicenda.
La nota di protesta è sottoscritta dai presidenti delle Comunità di Primiero, Rotaliana e Könisberg, Alto Garda e Ledro, Fiemme, Valle di Non, Cembra, Val di Fassa, Valle di Sole . Mancano solo Valle dei Laghi e Valsugana Tesino, oltre alle cinque comunità che il loro piano lo hanno già approvato e a Trento e Rovereto, a cui la Provincia concederà probabilmente una proroga.
I presidenti si sono offesi soprattutto per la frase con cui Olivi accusa i territori di essere determinati quando si tratta di rivendicare ma poco efficienti quando poi è il momento di esercitare il potere ottenuto, di decidere e prendersi delle responsabilità. «Sono accuse pesanti e, a nostro modo di vedere gratuite e ingiustificate» scrivono.
Nel merito della questione sottolineano come le lentezze siano da imputare più alla Provincia che a loro, che in realtà hanno avuto a disposizione tempi strettissimi e sono costretti ad operare senza le risorse finanziarie promesse a suo tempo. Ricordano infatti come la legge Olivi sia del 2011 ma i decreti attuativi siano stati varati solo nel 2014, tre anni dopo. «Il termine per presentare il Piano Commerciale da parte delle Comunità - rammentano - era il 31 dicembre 2014. Lo studio del Politecnico di Torino, che doveva servire come base unitaria, è arrivato alle Comunità, fatte salve alcune individuate in via sperimentale, in data 27 novembre 2014. Meno di 20 giorni lavorativi prima». Insomma non ci sarebbe stato il tempo per valutazioni e ragionamenti approfonditi. E nemmeno i soldi perché - affermano i presidenti - alle Comunità non sono ancora arrivate le risorse da più anni promesse per poter dar corso ai diversi progetti di pianificazione.
«Non si vuole fare sterile polemica, - conclude la nota - ma si ritiene che i territori abbiano tutta la voglia di decidere e di poter prendersi le proprie responsabilità, se è concesso loro il tempo e gli strumenti adatti. Fare un Piano tanto per farlo, non è nelle nostre prerogative! Il commissariamento è una prospettiva che, infatti, umilia queste aspettative e ricorrere ad esso è l'ennesima dimostrazione di prepotenza "Trento-centrica". Non possiamo accettarlo! Saremmo, invece, felici di profondere tutto il nostro impegno, nel momento in cui da parte della Provincia saranno in grado di arrivare gli strumenti di supporto richiesti e necessari! Ciascuno faccia la propria parte: noi saremo felici di fare la nostra!»
I presidenti contestano anche l'attribuzione a Trento e Rovereto di uno status particolare che giustificherebbe la proroga di un anno. In particolare Salvador Valandro , che guida una Comunità ad alta densità turistica e commerciale come quella dell'Alto Garda e Ledro, non accetta quella che vive come una discriminazione.
«Ancora una volta - afferma - non viene considerata in nessun modo l'importanza, anche in termini provinciali, del tessuto produttivo dell'Alto Garda, è un'ulteriore beffa assurda! Si concede la proroga alle città, ma il Terzo Polo Urbano del Trentino viene ancora una volta, dopo la vicenda Loppio Busa, trattato come il "paesino in cima alla valle"».
Il presidente della Comunità della Val di Sole Alessio Migazzi fa poi notare come la pianificazione commerciale possa non essere per alcuni territori una priorità rispetto ad altri temi e chiede che i territori siano lasciati liberi di «fare delle scelte secondo un ordine autonomamente stabilito e non rispettando una rigida scaletta imposta dall'alto».