Vignettisti palestinesi: alla satira si risponde con la satira
«Un’uccisione barbara»: così la comunità dei vignettisti palestinesi ha condannato da subito la strage di Charlie Hebdo a Parigi, senza per questo avvallarne il lavoro in termini artistici e satirici.
«Personalmente - dice Baha al Boukhari, cartoonist pungente del quotidiano Al Ayyam e una delle firme più prestigiose della satira del mondo arabo - non trovo le vignette di Charlie Hebdo divertenti o artisticamente di rilievo, la loro fissazione con la religione mi sembra eccessiva: con tutte le ingiustizie che ci sono nel mondo perchè perdere tempo con Maometto, Gesù o Yahweh?».
«Le provocazioni di Charlie Hebdo - continua Boukhari - possono andare bene per un pubblico sofisticato come quello europeo: il problema è la strumentalizzazione degli imam che cercano di convincere le masse ignoranti che una vignetta possa essere un attacco all’Islam».
Il settantenne vignettista, seduto nel suo studio di Ramallah, non rinuncia a sottolineare del resto che »la cosa ridicola è che la raffigurazione del profeta non è mai stata proibita, anzi, era soggetto comune durante il massimo splendore della civiltà arabo-musulmana (X-XII secolo), proprio durante il periodo dei califfati!».
Al Boukhari osserva di essere avvezzo alle critiche e alla censura e orgogliosamente sostiene di essere stato la »causa« della chiusura di diverse testate arabe, quando muoveva i primi passi come vignettista negli anni ‘60 in Siria e in Kuwait. «Il 30% delle mie vignette sono censurate», insiste, ricordando che »proprio due giorni fa« Al Ayyam ne ha »cancellata una per ragioni politiche». La vignetta si riferiva alla marcia dei leader mondiali a Parigi: il primo ministro israeliano Netanyahu era raffigurato, mentre salutava la gente, con la mano grondante di sangue. «Un’accusa per i 13 giornalisti palestinesi uccisi sotto i bombardamenti israeliani durante l’ultima guerra a Gaza», ma al Ayyam - spiega - non voleva far aumentare la tensione proprio nel momento in cui Israele sta trattenendo le tasse palestinesi come «rappresaglia« per essere diventati membri della Corte penale internazionale.
Per Ramzy Taweel, altra »matita« molto nota in Palestina, i limiti della satira sono dettati dall’etica professionale e dal buon senso. La mia libertà finisce dove inizia quella dell’altro», argomenta dal Ramallah cafe, ritrovo degli intellettuali della città aggiungendo che «è la maniera in cui si risponde alle provocazioni della satira che è vitale».
Taweel mostra sul suo laptop la vignetta disegnata in risposta al picco di vendite del numero speciale di Charlie Hebdo dopo il massacro dei terroristi islamici: un giovane seduto in bagno che legge il settimanale francese e dice tra se «l’industria della carta igienica è fiorente!». Per Taweel bisogna «rispondere alla satira con la satira, ma bisogna stare attenti a non offendere, come ha dichiarato recentemente papa Francesco».
Di conseguenze per offese procurate con la sua matita, ne sa qualcosa Mohammed Sabaaneh, 36 anni, ad oggi il vignettista palestinese più promettente: arrestato nel 2013 per cinque mesi dall’esercito israeliano per «contatti con un entità nemica».
Michele Monni