Renzi si difende a sinistra critiche a Boldrini e Bersani
Non è andato giù, al premier Matteo Renzi, che la presidente della Camera, Laura Boldrini, abbia esternato in difesa del ruolo primario del Parlamento come potere legislativo, quando il governo, dieci giorni fa, ha balenato l'ipotesi di procedere direttamente per decreto con la riforma del sistema pubblico radiotelevisivo.
Secondo l'ex sindaco di Firenze, Laura Boldrini è uscita "dal suo perimetro di intervento istituzionale con valutazioni di merito se fare o no un decreto che non spettano al presidente di un ramo del Parlamento". Renzi lascia intendere di ritenere che Boldrini (eletta con Sel) e il leader Fiom Maurizio Landini si profilino ormai come i leader di una nuova forza che nascerà alla sinistra del Pd, ritenuto troppo moderato.
In un'intervista a L'Espresso, Renzi critica anche l'atteggiamento di Pier Luigi Bersani sull'Italicum, la legge elettorale criticata dall'ex leader del Pd, ultimamente sempre più insofferente di fronte al decisionismo "spericolato" del giovane segretario e capo del governo. "La sua battaglia su dettagli della legge elettorale è incomprensibile. So che nel Pd c'è una parte che dice di no a tutto per principio. Faccio le riunioni? Troppo poco. Non le faccio? Vuol dire che decido da solo", ha detto il premier attaccando in generale tutta l'ala del Pd non allineata, che una settimana fa ha disertato una seduta di partito, contestando a Renzi di non volere un vero confronto ma di limitarsi in sostanza a dare comunicazioni frettolose sulla linea dell'esecutivo da sostenere con i voti in commissione e in aula.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il via libera al Jobs Act: la versione finale della riforma del mercato del lavoro non ha recepito alcune delle "concessioni" precedentemente fatte dal premier alla minoranza Pd e approvate in commissione parlamentare: è stato probabilmente un prezzo pagato al Nuovo centrodestra e all'area sociale che rappresenta.
Uno dei punti più contestati, in generale, è il ricorso alla decretazione d'urgenza, che dovrebbe tuttavia ridursi, stando a quanto riferito da Renzi, anche se limitatamente alla riforma della scuola. "Ci siamo impegnati con il presidente della Repubblica e con le opposizioni a presentare meno decreti possibile", ha detto il premier. Anche sulla Rai, infatti, il premier ha chiarito che non si userà il dl. "Non decreto.E mi piacerebbe che ogni rete avesse la sua identità. Dovranno avere un'identità culturale. Raiuno generalista, su Raidue l'innovazione e la sperimentazione, su Raitre la cultura. E non voglio più andare in giro per il mondo con cinque microfoni della Rai a intervistarmi. Ne basta uno".
Il capo del governo, nel corso dell'intervista, ha parlato anche dei rapporti con le opposizioni. Ed è sembrato privilegiare ancora il rapporto con Forza Italia, anche se non è dato sapere se l'intervista con il settimanale sia stata realizzata prima o dopo l'apertura di ieri del leader del Movimento Cinque Stelle. "Per il momento Berlusconi è il capo del principale partito dell'opposizione, dato che Grillo si tiene fuori da tutto, si marginalizza da solo. Ma sono rimasto molto scottato dall'atteggiamento di Berlusconi sull'elezione di Mattarella", ha detto Renzi.
Sul futuro dell'azienda che gestisce le torri di trasmissioni della Rai, Renzi ha detto: "Mediaset faccia ciò che serve per la loro azienda rispettando le regole. E noi le regole non le cambiamo per Mediaset, né in positivo, né in negativo. Il 51 per cento di Raiway deve restare pubblico, su questo non si discute".
Il premier, sempre dalle pagine del settimanale, è tornato anche sul tema della riforma della scuola ed in particolare su quello dei precari: "Mettiamoci d'accordo: prima mi accusano di essere un dittatore che vuole fare tutto da solo, se presento un disegno di legge aperto alla discussione mi accusano di non decidere. Ci sono sei mesi prima di assumere i precari, vediamo se la legge va avanti o se ci sarà il requisito di urgenza per un decreto".