Processo Ruby, il pg: annullate l'assoluzione di Berlusconi
La procura non intende fare sconti a Silvio Berlusconi: nel processo Ruby in corso in Cassazione, il pg Scardaccione ha chiesto l’annullamento della sentenza di assoluzione per l’ex presidente del consiglio.
La procura non intende fare sconti a Silvio Berlusconi: nel processo Ruby in corso in Cassazione, il pg Scardaccione ha chiesto l’annullamento della sentenza di assoluzione per l’ex presidente del consiglio.
Per il pg Scardaccione sono «pienamente provate» le accuse di concussione e prostituzione minorile a carico di Silvio Berlusconi per cui, a suo avviso, la Corte di Appello non dovrà riaprire il dibattimento vero e proprio ma solo rideterminare la pena stabilita in primo grado (sette anni di reclusione).
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Per il pg della Cassazione Eduardo Scardaccione, la circostanza che Noemi Letizia e Ruby fossero due minorenni «non è una coincidenza» e rende «non credibile» che solo Silvio Berlusconi non sapesse della minore età di Ruby quando tutto il suo entourage ne era al corrente». Il pg ha ricordato quello che ha detto Ruby: «Noemi è la sua pupilla e io il suo “fondoschiena”». Quella per le minori era una «passione del drago»: così l’ex moglie di Berlusocni Veronica Lario aveva definito il marito e il pg lo ha ricordato.
«L’episodio nel quale Silvio Berlusconi racconta che Ruby è la nipote di Mubarak è degno di un film di Mel Brooks e tutto il mondo ci ha riso dietro»: lo ha detto il pg in un passaggio della requisitoria.
L’udienza, iniziata stamattina, è in corso innanzi alla VI sezione penale, nella quale i supremi giudici devono decidere se confermare o meno l’assoluzione dell’ex premier. In primo grado Berlusconi era stato condannato a 7 anni dal Tribunale di Milano il 24 giugno 2013. Poi, il 18 luglio 2014, la Corte di Appello lo ha assolto dalla concussione «perché il fatto non sussiste» e dalla prostituzione minorile «perché il fatto non costituisce reato».
Il collegio è presieduto da Nicola Milo, e dai consiglieri Giorgio Fidelbo, Stefano Mogini e Gaetano De Amicis. Le accuse contestate all’ex premier si prescrivono il 2 novembre 2017. La data è riportata sul ruolo di udienza della Sesta sezione penale. Il grado di difficoltà attribuito dai supremi giudici alla trattazione del processo Ruby è pari a un punteggio di 5,5 gradi di difficoltà su una scala che arriva fino ai dieci decimi. In pratica si tratta di una causa di valore «ordinario».
Il verdetto è atteso entro la giornata di oggi, probabilmente in serata.
LE TAPPE DELL’INCHIESTA RUBY
L’inchiesta ha preso il via dopo la famosa notte in Questura quando, tra il 27 e il 28 maggio 2010, Karima El Marough, in arte «Ruby Rubacuori», venne fermata per un furto. L’ex Cavaliere, che si trovava a Parigi, telefonò al capo di gabinetto, Pietro Ostuni, spiegandogli che la ragazza gli era stata indicata come nipote del presidente egiziano Mubarak e che sarebbe arrivata Nicole Minetti, all’epoca consigliere regionale, per prenderla in affido. Cosa che avvenne nonostante il pm dei minori Annamaria Fiorillo avesse disposto il suo collocamento in una comunità.
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Pochi giorni dopo, però, la giovane marocchina ricoverata in ospedale a causa di una lite con Michele Conceicao, finì davvero in una struttura protetta. Da qui l’apertura dell’inchiesta. Al centro della vicenda ci sono i presunti festini a luci rosse ad Arcore ai quali avrebbe partecipato anche la giovane che, non ancora maggiorenne, avrebbe fatto sesso in cambio di denaro e altre utilità con l’ex capo del Governo. Il quale per evitare che tutto ciò venisse a galla, quando Karima venne fermata, telefonò a Ostuni per ottenere, questa la ricostruzione degli inquirenti, che venisse rilasciata.
Il 14 gennaio 2011 i pm, in contemporanea a una raffica di perquisizioni negli appartamenti, concentrati nel residence di via Olgettina, delle ospiti a Villa San Martino, hanno recapitato a Berlusconi un invito a comparire e il 9 febbraio, non essendosi presentato, sulla base di «prove evidenti», hanno chiesto il processo con rito immediato. Il 15 febbraio il gip Cristina Di Censo lo ha mandato a giudizio per entrambi i reati. Meno di due mesi dopo, il 6 aprile del 2011, è cominciato il dibattimento e il legale di Ruby ha annunciato che la ragazza non si sarebbe costituita parte civile perchè riteneva di non aver subito alcun danno.
Come in genere succede per i processi a carico di Berlusconi, il cammino è stato tortuoso. Davanti ai giudici sono passati moltissimi testimoni: le ragazze delle feste di Arcore, le «Olgettine» ma anche le cosiddette «pentite» del bunga-bunga; tutti coloro che in qualche modo hanno avuto a che fare con Karima fino ai parlamentari del Pdl e ai personaggi dell’entourage del Cavaliere. Ruby invece, citata come teste dalla difesa, per due volte non si è presentata davanti al collegio. I legali dell’ex premier hanno poi rinunciato a sentirla al pari dei pm e del Tribunale. Il 19 ottobre 2012 Berlusconi ha reso in aula dichiarazioni spontanee: «È mostruosa l’opera di diffamazione nei miei confronti e nei confronti delle mie ospiti. La mia condanna è già decisa».
Dopo una serie di interruzioni, anche per le elezioni, il 13 maggio la conclusione della requisitoria e la richiesta a 6 anni di carcere, altrettanti di interdizione legale e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il 3 giugno l’arringa difensiva per sostenere l’innocenza di Berlusconi. Il 24 giugno 2013 il Tribunale lo ha condannato a 7 anni di reclusione, uno in più rispetto alla richiesta, contestandogli la concussione non per induzione ma per costrizione.
Il 20 giugno dello scorso anno ha preso in via il secondo grado davanti alla seconda corte d’Appello di Milano, presieduta da Enrico Tranfa (giudici a latere Ketti Lo Curto, che è anche relatore, e Alberto Puccinelli). Ad assistere l’ex Cavaliere, non più Niccolò Ghedini e Piero Longo che, essendo indagati nel «Ruby ter», hanno preferito non essere in aula. Al loro posto i professori Franco Coppi, già suo legale per il caso Mediaset, e Filippo Dinacci avvocato che da anni fa parte del pool difensivo dell’ex premier, i quali hanno svolto una difesa «tecnica». Come «tecnica» è stata la requisitoria del sostituto pg Piero De Petris che ha chiesto la conferma della condanna inflitta in primo grado. Dopo tre udienze, l’8 luglio 2014 il verdetto di assoluzione per entrambi i capi di imputazione.
Poi il ricorso della Procura Generale di Milano e ora il terzo giudizio, davanti alla sesta sezione penale della Cassazione.