Processo Meredith, oggi il verdetto
È iniziata questa mattina l’udienza del processo Meredith in Cassazione. Per la difesa di Raffaele Sollecito, ha preso la parola l’avvocato Giulia Bongiorno che ha detto che il suo intervento «si articolerà sugli unici due indizi a carico dell’imputato: il gancetto del reggiseno di Meredith, e l’essere stato fidanzato per 10 giorni con Amanda Knox». Sollecito è arrivato in Cassazione insieme ai suoi legali Giulia Bongiorno e Luca Maori. Ad occuparsi del processo per l’omicidio di Meredith Kercher è la Quinta sezione penale. Con Sollecito c’è anche la fidanzata Greta e il padre Francesco con la sua compagna. Il verdetto è atteso in giornata. Numerosi i cronisti dei media italiani e stranieri presenti.
La difesa di Raffaele Sollecito dovrà convincere i supremi giudici a non rendere definitiva la condanna del giovane pugliese a 25 anni di reclusione. Per raggiungere questo obiettivo gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori puntano a separare il destino di Raffaele da quello della ex fidanzata americana: a loro avviso, la Corte fiorentina ha commesso lo sbaglio di aver «preso le mosse da un supposto vincolo di indissolubilità delle due posizioni sottoposte al suo vaglio, partendo dall’apodittico assunto della indistinguibilità della posizione di Raffaele Sollecito rispetto a quella di Amanda Knox». «Sulla scorta di tale erronea presupposizione, è mancata - diranno Bongiorno e Maori sulla scorta di quanto hanno scritto nel loro ponderoso ricorso di 342 pagine - una adeguata lettura “individualizzante” del ruolo di Raffaele Sollecito nella tragica vicenda in esame». In attesa del verdetto, sono state rafforzate le misure di vigilanza: le forze dell’ordine, con discrezione, hanno controllato ogni spostamento di Sollecito che ha passato a Roma, con i suoi familiari, questa angosciosa vigilia che ha coinciso con il suo trentunesimo compleanno.
A quanto si è appreso, nel caso di conferma della condanna non ci sarà nessun arresto immediato nel caso in cui Raffaele dovesse essere presente alla lettura del verdetto. Prima la decisione della Suprema Corte deve essere trasmessa alla Procura di Firenze che deve attivarsi per chiedere l’esecuzione della sentenza. A volte passano anche un paio di giorni. Ma non è detto che finisca così. Bongiorno e Maori, infatti, puntano a mettere in crisi «la colpevolezza “a cascata” del Sollecito» che, a loro avviso, «non è stata ancorata a specifiche emergenze processuali (gravi, precise e concordanti); piuttosto, si è risolta in una illogica e spersonalizzata estensione “solidaristica” di responsabilità».
Questa impostazione, che secondo i due difensori si traduce in un grave vizio «metodologico», «ha generato, inevitabilmente, una responsabilità del Sollecito per la sola “forza di attrazione” generata dalla posizione di Amanda Knox, dato che l’imputato è stato condannato - in ultima analisi - per un movente a lui estraneo e per una “confessione” riferibile alla sola coimputata (la quale, si badi, non ha mai collocato l’ex fidanzato sulla scena del delitto)». In poche parole, Raffaele si «smarca» da Amanda - che attende il verdetto a Seattle - e chiede che la Cassazione lo tenga fuori dal «concorso in omicidio», magari attribuendogli una responsabilità minore. Il favoreggiamento o l’omicidio preterintenzionale. Naturalmente, la richiesta principale è quella di annullare la condanna.