IlVo Diamanti: Renzi ha preso il Pd ma non controlla i territori
Dice il re dei politologi Ilvo Diamanti, alla Filarmonica due giorni fa per il Festival dell'economia, sulle regionali: «Ogni voto ormai è un salto nel voto. Siamo in una fase fluida e nuova. Più del 40% degli elettori all'inizio della campagna elettorale non ha deciso, il 10% decide se e chi votare il giorno del voto. Si usavano i sondaggi per premiare i favoriti, incentivando il conformismo filo-vincente.
Ma il modello non funziona più, cresce il voto anti-vincente. Nel 2013, il 4% di chi voleva votare Pd, visto che i sondaggi prevedevano che stravincesse, ha votato 5 Stelle per fargliela pagare. L'anno dopo, Grillo ha detto: vincerò. E l'hanno bastonato, e con il 21% ha fatto la figura dello sconfitto. Follia. Come il 5 a 2 per il centrosinistra che suona da sconfitta».
«Il fatto è che Renzi ha disintegrato gli schemi ma il suo PdR, il Partito democratico di Renzi, non è il Pd. Renzi è un attore politico in conflitto con se stesso, alle europee del 2014 è arrivato al 41% perché ha sommato i voti di chi vota il Pd nonostante Renzi e di chi vota Renzi nonostante il Pd. Il centrosinistra governa 17 Regioni su 20, mai accaduto, ma Renzi sembra in crisi perché perde la Liguria e rischia l'Umbria, dove si vede che non ci sono più le appartenenze. Il Pd non ha più i voti, ma il PdR non ha organizzazione sul territorio. Renzi ha espugnato il Pd, pensando che tutti gli andassero dietro. Ma la vecchia leadership, che non controlla i voti, controlla le sedi, i soldi. Il voto dice che il ceto medio è aperto, è disponibile, a tutto. La prossima volta, chissà cosa farà».
«La classe operaia non ha più i luoghi e non ha più un riferimento politico a sinistra. In tutta Europa il suo partito è populista. Il Front National in Francia, la Lega in Italia. E la crisi della piccola borghesia investe anche il ceto medio riflessivo, il pubblico impiego, gli intellettuali della sinistra riformista. Dai sondaggi io capisco che, dopo il 2006, gli italiani che si sentono classe media sono scesi dal 53 al 40%. Casalinghe e donne; lavoratori autonomi e piccoli imprenditori si sentono in declino. Ci siamo s-cetomedizzando . La classe media è una base da cui si scivola in basso. Mobilità? Oggi hai l'impressione che i tuoi figli possano solo scivolare indietro. Oggi la classe media è aggrappata a ciò che ha e ha paura della caduta. In due generazioni siamo passati dal 70% che credeva nel futuro al 70% che crede che i giovani se ne debbano andare».
«I ceti medi in crisi hanno fatto crescere la Lega. Hanno identificato il nemico nello Stato. Anche per reazione ai topi nel formaggio, all'uso della spesa pubblica a fini di consenso. I due assi - antipolitica e antiStato - si sono incrociati e dopo il 2012 sono passati dalla Lega agli M5s, unico partito "nazionale" come il Pd di Renzi, che ha sdoganato la sinistra e superato la regionalizzazione del voto. Ma adesso cambia di nuovo tutto.
L'exploit di Zaia? I veneti preferiscono uno che non fa niente, ma almeno non fa danni».
Diamanti al Festival trentino ha dialogato con Cipolletta sul «Saggio sulle classi sociali» di Paolo Sylos Labini, riformista di sinistra, che «scoprì» il ceto medio e che Laterza ripubblica 40 anni dopo. Cipolletta avverte: «Gli italiani sono salariati ma anche proprietari immobiliari e titolari di risparmi. Se ci stessimo proletarizzando davvero, dovremmo fare la battaglia per tasse più alte e quindi migliori servizi. E invece tutti si lamentano per le tasse. E il populismo cresce anche perché non ci sono più le élite che fanno coincidere i propri interessi con quelli del Paese. Per gli Agnelli e i Pirelli coincidevano. Al signor Elkann invece non importa».