Già 110 animali curati al Centro recupero di Paspardo (Adamello)
Sono più di 110 i pazienti ricoverati dal 1° gennaio al Centro recupero animali selvatici (Cras) di Paspardo (Brescia), gestito dall’associazione Uomo e territorio Pro natura con il supporto del Parco dell’Adamello lombardo e del Comune. Si tratta di un piccolo ospedale, vicino al confine con il Trentino, dedicato alla cura della fauna selvatica immerso negli antichi boschi del Parco dell’Adamello, su un versante a picco sulla media valle Camonica.
Sono più di 110 i pazienti ricoverati dal 1° gennaio al Centro recupero animali selvatici (Cras) di Paspardo (Brescia), gestito dall’associazione Uomo e territorio Pro natura con il supporto del Parco dell’Adamello lombardo e del Comune. Si tratta di un piccolo ospedale, vicino al confine con il Trentino, dedicato alla cura della fauna selvatica immerso negli antichi boschi del Parco dell’Adamello, su un versante a picco sulla media valle Camonica.
«Allocchi, gufi comuni, assioli, poiane, gheppi e sparvieri, ricci e caprioli, rondoni, picchi neri e anche una piccola upupa, balestrucci e topini, volpi, tassi e faine e molte altre specie hanno trovato riparo e cure presso il Cras dove sono impegnati senza sosta lo staff e i volontari dell’qssociazione», si legge in un comunicato.
Sono giovani nidiacei che hanno abbandonato il nido, animali investiti, rapaci folgorati, giovani ungulati raccolti nei boschi, mustelidi e canidi intrappolati in strutture antropiche, rondoni caduti dai tetti a causa di forti temporali. Le casistiche sono numerose e il lavoro incessante.
«Il Cras - prosegue la nota - ha sempre bisogno di supporto. Cosa si può fare per aiutarlo a svolgere sempre meglio il proprio lavoro? Facendo volontariato, iscrivendosi all’Associazione oppure facendo una donazione, ma anche donando cibo per gli animali o strumenti, vecchi stracci, coperte, spugne, detersivi e molto altro ancora. Contattando il centro è possibile avere una lista completa delle necessità.
Oppure si può adottare simbolicamente un animale ferito, per se stessi o come regalo a un proprio caro. Si tratta di un’adozione sostenibile a 360° in quanto essendo digitale, permette di azzerare l’impatto ambientale per la produzione e la spedizione dei materiali cartacei e di concentrare la totalità della donazione sulla cura degli animali selvatici».
In questi giorni può capitare di trovare piccoli passeriformi oppure giovani rapaci notturni non ancora in grado di volare. L?associazione spiega: «Ricordiamo a tutti che la dispersione dei giovani nelle immediate vicinanze dei nidi prima di imparare a volare è un fenomeno normale e che pur rendendo vulnerabili i singoli nidiacei consente di non attirare predatori presso l’intera nidiata all’interno del nido. Grazie alle loro insistenti emissioni vocali, i genitori sono in ogni caso in grado di individuare i propri piccoli e di alimentarli costantemente.
In queste circostanze è importante non spostare e non prelevare i giovani uccelli, a meno che si trovino in situazioni di particolare rischio (a terra in mezzo ad una strada, a terra in un giardino popolato da gatti e cani, ecc…). Nella maggior parte dei casi, anche in condizioni di pericolo è sufficiente raccoglierli e spostarli su un ramo di un albero entro pochi metri dal sito di ritrovamento. Una volta calata la notte non tarderanno a richiamare l'attenzione dei loro genitori.
Solo in caso di soggetti in evidente stato di difficoltà o feriti è bene prendersene cura raccogliendoli e portandoli nel più breve tempo possibile a un Centro recupero animali selvatici autorizzato.
Ricordiamo inoltre che toccare o prelevare piccoli di cervo o di capriolo rinvenuti in natura significa renderli irriconoscibili alla madre e quindi condannarli ad una morte certa.
Spesso in primavera vengono prelevati nell’erba piccoli di cervo o di capriolo nella convinzione che siano stati abbandonati dalla madre.
È importante sapere che la madre si allontana solo temporaneamente dal piccolo – per distrarre eventuali potenziali predatori o per alimentarsi – e che si riavvicina subito dopo la fine del disturbo oppure non appena garantiti i bisogni primari. Per proteggere gli animali, è importante limitarsi a verificare che non siano feriti osservandoli velocemente e in silenzio da debita distanza e tenendo i cani al guinzaglio.
Se invece si è convinti che il piccolo ungulato sia in difficoltà, si consiglia - sempre senza toccare l'animale - di prendere contatti con i servizi faunistici provinciali oppure con gli uffici dei parchi o con il Corpo Forestale dello Stato al fine di rendere possibile un veloce ricovero del soggetto presso il Cras più vicino».