Caserta: lite per un parcheggio agente stermina una famiglia
Una vera e propria strage quella avvenuta ieri mattina a Trentola Ducenta (Caserta), dove quattro persone sono state uccise a colpi di pistola da un agente della Polizia Penitenziaria per un litigio dovuto ad una questione di parcheggio.
Tra le vittime un' intera famiglia, composta da padre, madre e figlio. La quarta persona uccisa aveva rapporti di lavoro con il capofamiglia.
La sparatoria è avvenuta in via Carducci, una strada senza sbocco della cittadina dell' Agroaversano.
La famiglia Verde, Michele, 61 anni, parcheggiatore, la moglie Enza, 58, ed il figlio Pietro, 31, viveva in una villetta a due piani a fianco a quella dell' omicida, l'agente di Polizia Penitenziaria Luciano Pezzella, 49 anni, in servizio nel carcere di Secondigliano, a Napoli, sposato con figli.
Dopo la strage, Pezzella si è costituito nella caserma dei carabinieri di Aversa ed è stato arrestato per omicidio volontario.
Con il giovane Pietro Verde conviveva la compagna, Antonella, 23 anni, che si è salvata solo perché dormiva mentre si consumava la strage.
Appena ha sentito i colpi di pistola, si è precipitata fuori dalla stanza, scoprendo i corpi del fidanzato e della suocera distesi sul pavimento in un lago di sangue.
Tra i Verde e Pezzella - come hanno confermato i vicini - non correva buon sangue, a causa soprattutto dei numerosi furgoni che spesso sostavano davanti la villetta dei Verde e che infastidivano l' agente della Penitenziaria.
Michele Verde rivendeva cassette per la frutta. E ieri mattina, quando un piccolo imprenditore ortofrutticolo, Francesco Pinestro, 37 anni, ha parcheggiato il proprio furgone davanti casa dei Verde, ha incrociato Pezzella, che gli ha intimato con toni minacciosi di spostare subito il veicolo. Tra i due c'è stato uno scambio di battute, quindi Pezzella è rientrato in casa ed ha preso la pistola d'ordinanza. In preda al raptus omicida ha fatto fuoco e colpito Pinestro, che ha cercato di fuggire col furgone, urtando un muro di cinta , ed è morto poco dopo in ospedale per le ferite.
Poi, l'agente penitenziario è piombato in casa dei Verde, dove ha ucciso, scaricando il caricatore della sua arma, con 15 colpi, prima il capofamiglia, quindi la moglie e poi il figlio, che era uscito dalla camera da letto per capire che cosa stesse accadendo L'uomo si è, dunque, messo alla guida della sua auto e si è recato alla caserma dei carabinieri di Aversa (Caserta). Qui ha incrociato un militare che stava scendendo le scale, proprio per raggiungere il luogo della strage: «Ho fatto un macello - gli ha detto con tono tranquillo - ho ucciso i miei vicini». Poi gli ha consegnato la pistola. L'agente penitenziario sarà trasferito nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere(Caserta).
Sulle motivazioni del gesto, lo psichiatra Claudio Mencacci, direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell'Ospedale Fatebenefratelli di Milano non ha dubbi: «Non sempre c'è una giustificazione psichiatrica per simili gesti, ed in questo caso non si tratta dell'azione di un soggetto con problemi di salute mentale».
A colpire è sicuramente il motivo banale che ha spinto all'atto omicida, ovvero il parcheggio di un furgoncino contestato dall'agente penitenziario: «L'aggressività da parte dell'omicida è stata ovviamente sproporzionata rispetto alla ?offesà - rileva Mencacci - ma va sottolineato che questo soggetto aveva un forte risentimento, covato nel tempo, per i ripetuti litigi con i vicini a causa, secondo le prime informazioni, dello stesso futile motivo».