Fine pena per Luigi Chiatti, il «mostro di Foligno»

Luigi Chiatti, il "mostro di Foligno", ha lasciato oggi il carcere di Prato per essere trasferito in una Rems, Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza, ex opg, fuori dalla Toscana. Massimo riserbo sulla destinazione.

Chiatti ha di fatto terminato di scontare la condanna a 30 anni di reclusione che gli è stata inflitta dalla Corte d'assise d'appello di Perugia (poi diventata definitiva) per gli omicidi di Lorenzo Paolucci e Simone Allegretti. Con la sentenza è stata però riconosciuta la seminfermità mentale e la sua pericolosità sociale (confermata a luglio dal tribunale di sorveglianza di Firenze). Di qui la misura di sicurezza che prevede il ricovero in un opg o una Rems per almeno tre anni. Misura comunque rinnovabile.

Al termine di questo primo periodo infatti la pericolosità sociale di Chiatti dovrà essere infatti valutata nuovamente.


LA VICENDA

Luigi Chiatti - che oggi, a 47 anni, ha lasciato il carcere di Prato per essere trasferito in una Rems, Residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza - venne arrestato dalla polizia il 7 agosto del 1993 subito dopo avere ucciso Lorenzo Paolucci, che aveva 13 anni, a Casale, una piccola frazione della montagna di Foligno. L'omicidio avvenne nell'abitazione di campagna dei genitori adottivi del geometra (abbandonato in orfanotrofio dalla madre, subito dopo la nascita). Chiatti colpi' ripetutamente Lorenzo con un coltello da cucina mentre i due, amici, stavano giocando. Cerco' poi di nascondere il cadavere gettandolo in una scarpata adiacente alla casa lasciando pero' evidenti tracce di sangue. Il corpo di Lorenzo venne quindi ritrovato nel corso delle ricerche avviate da amici e familiari, alle quali partecipo' lo stesso geometra, poi bloccato proprio per le tracce lasciate. "L'ho fatto - confessò - perche' ero invidioso e lui continuava a vincere a carte". Ma poi cambiò versione. "E' stata una scintilla che mi ha spinto a colpire".

Chiatti venne quindi accusato anche di avere ucciso, quasi un anno prima, il 6 ottobre 1992, Simone Allegretti, quattro anni, dopo averlo fatto salire a bordo della sua auto mentre il bambino stava giocando davanti a casa, nelle campagne di Foligno. Lo porto' nell'abitazione dei genitori, in città, dove lo molesto' sessualmente per poi ucciderlo (prima strangolandolo, poi colpendolo con un temperino) per la paura di essere scoperto. Porto' quindi il cadavere lungo la strada che conduce alla montagna folignate lasciandolo in una scarpata. Fu poi lo stesso Chiatti a far ritrovare il corpo con una telefonata anonima da una cabina. Qui gli investigatori recuperarono un biglietto con frasi di sfida nei loro confronti firmato "il mostro". Al termine del processo di primo grado, il 28 dicembre 1994, il geometra venne condannato all'ergastolo essendo stato ritenuto pienamente capace di intendere e di volere. In appello, l'11 aprile '96, la pena venne ridotta a 30 anni di reclusione dopo il riconoscimento della seminfermità di mente. Sentenza confermata in maniera definitiva il 4 marzo 1997 dalla Cassazione. Il 3 ottobre 2006 Chiatti, grazie all'indulto, beneficiò di uno sconto sul fine pena, inizialmente previsto nel 2023. Nel luglio 2015 il tribunale di sorveglianza di Firenze confermò la permanenza di Chiatti, espiata la pena, in una casa di "cura e custodia" per almeno tre anni, come già aveva stabilito la Corte d'assise d'appello. Secondo i giudici di sorveglianza, infatti, l'uomo è ancora "socialmente pericoloso": non ha mai rilevato, hanno scritto i periti, "alcun minimo atteggiamento di rimorso o un minimo dolore per i fatti commessi". Nel carcere di Prato - da dove Chiatti non è mai uscito, perché gli sono stati negati i permessi richiesti - si sono recati spesso i suoi genitori adottivi che hanno sempre evitato ogni contatto con i giornalisti.

 

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