Difesa dell'autonomia, Rossi avverte Roma: «Non abbasseremo mai la guardia»
«Considerato il contesto complessivamente non favorevole per il decentramento amministrativo ed in particolare per le Autonomie, il risultato raggiunto è positivo, e di esso dobbiamo ringraziare innanzitutto la nostra delegazione parlamentare, anche se le preoccupazioni rimangono sempre». Ugo Rossi ha commentato con queste parole il risultato raggiunto dalla delegazione parlamentare trentina la scorsa settimana a Roma, nell'ambito del percorso di riforma della Costituzione che sfocerà domani nel voto finale.
Stamani la Giunta provinciale ha approfondito il lavoro svolto dalla delegazione, che ha chiesto una valutazione anche sotto il profilo istituzionale, e non solo strettamente politico, di quanto è stato fatto nelle scorse settimane. Da parte della Provincia c'è un sostanziale "via libera" al votare la riforma costituzionale.
«Il giudizio che diamo alla riforma nel suo impianto generale - ha detto Rossi - non è completamente positivo: ci sono aspetti che condividiamo, in particolare la semplificazione forte del bicameralismo con conseguente snellimento del processo legislativo, che può andare anche a vantaggio dello sviluppo dell'economia. D'altro canto, però, la parte che riguarda il rapporto Stato-Regioni non ci vede così favorevoli, contenendo qualche profilo di eccessivo centralismo. Da un lato, la Corte Costituzionale seguirà l'evoluzione dell'art. 117, che riguarda le Regioni ordinarie, e che ha una impostazione maggiormente centralista, cercando di trasferirla anche alle nostre realtà. Questo ci costringerà ad essere molto vigili».
«D'altro canto - aggiunge però Rossi - abbiamo portato a casa due risultati assolutamente importanti: in primo luogo, una norma ci garantisce la possibilità di continuare il nostro percorso di riforma dello Statuto e di ampliamento delle nostre competenze, anche nella fase precedente all'entrata in vigore della nuova Costituzione, con il Governo in carica, con cui abbiamo un patto politico molto forte in tema di nuove competenze e norme di attuazione; inoltre, abbiamo ottenuto la modifica di una parola della clausola di salvaguardia, da "adeguamento" - dei nostri Statuti alla nuova Costituzione - a "revisione".
È un cambio non solo lessicale, che dimostra come le istituzioni nazionali - Governo, Parlamento, anche Presidenza della Repubblica - abbiano riconosciuto la specialità del nostro percorso di revisione dello Statuto, in chiave pattizia e all'interno del processo più generale di riforma che sta attraversando il paese. Una specialità che non è chiusura né particolarismo ma che è garanzia di un percorso molto positivo fatto dai nostri territori in questi 70 anni».
Infine, viene valutato con favore che la Conferenza delle Regioni abbia lavorato affinché restasse nel nuovo testo costituzionale almeno un accenno alla possibilità, per le Regioni ordinarie, di imboccare in futuro una strada di maggiore autonomia.