Unioni civili, scontro fra Renzi e Alfano
Il ddl unioni civili in Aula subito dopo l'ok alle riforme, ma senza l'accordo con Ap. È questo, in sostanza, l'esito del lungo vertice tenutosi a Palazzo Chigi tra Angelino Alfano e Matteo Renzi
Il ddl unioni civili in Aula subito dopo l'ok alle riforme, ma senza l'accordo con Ap. È questo, in sostanza, l'esito del lungo vertice tenutosi a Palazzo Chigi tra Angelino Alfano (che boccia senza appello la parte relativa alle adozioni) e Matteo Renzi su un tema dove i due alleati di governo non hanno trovato un punto di caduta non soltanto sui tempi - che, comunque, per l'ok finale vedono uno slittamento al 2016 - ma anche sul merito: con i punti della stepchild adoption e dell'utero in affitto sui quali la trincea dei centristi non dà alcun segno di cedimento. Nel giorno in cui l'anagrafe di Napoli trascrive l'atto di nascita di un figlio di una coppia di donne sposate in Spagna, le distanze tra i due alleati emergono con forza nelle dichiarazioni giunte alla fine dell'incontro di Palazzo Chigi.
«Ci sono differenze sul merito e sui tempi», sottolinea il capogruppo Pd Luigi Zanda, presente al vertice con il suo omologo centrista Renato Schifani e con il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi. Le unioni civili per noi non sono «un'emergenza nazionale» mentre Ap «farà una battaglia leale e coerente sui nostri principi: sì al riconoscimento di diritti individuali patrimoniali, no all'adozione dei bambini. Il tema delle adozioni è un tema che oggi ci divide molto», evidenza Alfano osservando come il Cirinnà-bis vada ancor meno bene del primo testo a prima firma della senatrice Pd. Renzi, tuttavia, sull'incardinameno del ddl in Aula, non cede anche perché, sottolineano fonti a lui vicine, quella di far approdare il ddl in Assemblea a Palazzo Madama non è una forzatura ma una posizione rispettosa della maggioranza e aperta al confronto in Parlamento. L'iter, insomma, procederà come era nelle intenzioni del premier e segretario Pd.
Domani, dopo l'ok alle riforme la capigruppo voterà - con la sponda del M5S - l'incardinamento dei provvedimento senza mandato al relatore, compreso quel testo Cirinna'-bis sul quale il Pd continua a puntare. Sulla discussione, invece, i tempi si dilatano complice l'inizio della sessione di bilancio e la delicatezza di un tema che va a cadere, tra l'altro, proprio a ridosso dell'inizio del Giubileo.
L'ok di Palazzo Madama, quindi, non dovrebbe arrivare prima di gennaio 2016 e da qui all'anno prossimo tempi e spazio per la discussione saranno assicurati anche perché quello dell'adozione è un tema sul quale anche il Pd è diviso, con i catto-Dem che hanno già presentato un emendamento per l'introduzione dell'affido sul quale potrebbe anche esserci una convergenza. Da Ap, invece, si continua a sottolineare la totale contrarietà sia alla stepchild adoption sia all'affido, puntando i piedi su un tema di 'bandiera', di certo caro all'elettorato centrista e sul quale il malcontento che serpeggia in Ap nei confronti di una linea reputata troppo filo-renziana potrebbe trovare una forte convergenza. Questa sera in commissione Giustizia al Senato i tre ddl (Cirinna'-bis, Caliendo e Malan) depositati nei giorni scorsi saranno presentati e 'abbinati' ai testi base per l'approdo in Aula.
In una seduta che si preannuncia incandescente e che vede, tra gli altri, la presenza di due big centristi come Maurizio Sacconi e Gaetano Quagliariello, che non sono membri della commissione. Domani, invece, si riuniranno gli uffici di presidenza del Pd e quello di Ap, prima della capigruppo che certificherà l'approdo del ddl in Aula.
Un disegno di legge sul quale Renzi può contare sulla sponda della minoranza Dem e quella del M5S, puntando così ad un'inedita maggioranza trasversale anche in Aula.
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