Profughi, anche l'Austria minaccia barriere e la Ue tace
Di fronte al flusso inarrestabile di migranti e profughi lungo la rotta balcanica, cresce nei Paesi della regione la tentazione di innalzare barriere e recinzioni difensive
Di fronte al flusso inarrestabile di migranti e profughi lungo la rotta balcanica, cresce nei Paesi della regione la tentazione di innalzare barriere e recinzioni difensive, alimentando lo spettro di una «Europa dei muri» che a parole però tutti dicono di voler scongiurare.
Dopo aver condannato l'Ungheria di Viktor Orban - l'unica finora ad aver materialmente realizzato la costruzione del muro alla frontiera con la Serbia - Slovenia e Austria, i Paesi sottoposti attualmente alla pressione maggiore dalla marea di migranti, hanno annunciato anch'esse ieri l'intenzione di costruire barriere alle rispettive frontiere.
«Se gli accordi raggiunti domenica a Bruxelles non verranno rispettati, la Slovenia sarà costretta ad adottare misure per fermare il flusso dei migranti» erigendo una barriera al confine con la Croazia, ha detto il premier Miro Cerar. «Se necessario, siamo pronti a costruire una barriera, anche subito», ha aggiunto.
Gli ha fatto eco il ministro dell'Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner, annunciando una posizione analoga a scopi difensivi del governo di Vienna. L'obiettivo - ha precisato il ministro - è «garantire un afflusso di migranti ordinato e controllato nel nostro Paese. Non si tratta in alcun modo di una chiusura delle frontiere».
Nei giorni scorsi anche la Croazia aveva paventato la possibilità di una recinzione al confine con la Serbia. Paese quest'ultimo che resta invece contrario a ogni tentazione isolazionista all'interno di muri e recinti.
La Croazia in poco più di un mese, dalla chiusura delle frontiere da parte dell'Ungheria, è stata attraversata da oltre 300mila migranti.
«Innalzare muri per bloccare i rifugiati è una cosa orribile», ha detto ieri il premier serbo Aleksandar Vucic. «Noi - ha aggiunto - non temiamo il contatto con altre civiltà e non innalzeremo muri».
In difficoltà sembra essere la stessa potente Germania, dove l'emergenza migranti sta provocando crepe e dissapori in seno al governo, fra i cristiano-democratici (Cdu) di Angela Merkel e gli alleati della Csu, l'ala bavarese tradizionalmente più conservatrice e intransigente. Il ministro dell'Interno Thomas de Maiziere ha detto ieri che i migranti provenienti dall'Afghanistan verranno rimpatriati («sono in larga parte cittadini del ceto medio che non possono contare sull'asilo in Germania»), e ha annunciato al tempo stesso una proroga di due settimane del regime di controlli alle frontiere.
Ad una maggiore solidarietà e collaborazione fra i Paesi europei si è riferito il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che ha denunciato il persistere di troppi egoismi in Europa.
Avanza insomma concretamente lo spettro della Fortezza Europa, evocata in passato d amolti critici delle politiche migratorie ede conomiche continentali, mentre i governi nazionali continuano a scaricarsi compiti e responsabilità di fronte a una gravissima crisi umanitaria, con le istituzioni comunitarie incapaci di coordinare seriamente e indurre alla ragione le capitali che ritengono che la risposta all'emergenza sia la costruzione di barriere, non un migliore dispositivo di emergenza e un approccio innovativo per risolvere i conflitti che originano i flussi di profughi.
Per quanto riguarda l'Italia, l'eventuale processo di costruzione di barriere dentro la Ue, tollerato da Bruxelles, potrebbe aprire nuove e pericolose rotte via mare, attraverso l'Adriatico, aggravando una situazione già molto difficile per quanto riguarda il dispositivo di accoglienza.