Dieselgate, nuovi guai per Volkswagen E negli Usa stop alle Porsche Cayenne
Si apre un nuovo fronte nello scandalo Dieselgate che ha colpito Volkswagen. Un’indagine interna condotta dallo stesso colosso tedesco dell’auto nell’arco delle ultime sei settimane ha fatto emergere nuove irregolarità nelle emissioni di CO2, che riguardano ulteriori 800.000 vetture del parco macchine del gruppo. Il danno potenziale, ha reso noto la casa di Wolfsburg, è attualmente stimato, in via preliminare, a due miliardi di euro.
Ma non è finita: la filiale nordamericana di Porsche ha annunciato che sospenderà la vendita dei modelli Cayenne a diesel del 2014 e del 2015 sul mercato Usa e canadese. La decisione è giunta dopo che l’Epa, l’agenzia federale di protezione dell’ambiente, ha accusato la Volkswagen di aver «imbrogliato» anche sui diesel delle auto di grossa cilindrata, comprese la Porsche Cayenne, programmando i veicoli per «truccare» i test sulle emissione inquinanti.ita:
«Il Cda di Volkswagen inizierà immediatamente un dialogo con le autorità competenti riguardo le conseguenze di quanto emerso», recita una nota, e ciò «dovrebbe condurre ad un’affidabile valutazione delle conseguenze economiche e legali di questo problema, che attualmente non è stato ancora spiegato nella sua completezza»: Volkswagen infatti non ha citato nè identificato i brand o i tipi di motori «irregolari».
L’ammissione del gruppo arriva dopo i dati confortanti sulle vendite negli Usa arrivati nel primo pomeriggio: nel primo vero test di mercato dopo lo scandalo delle emissioni, che tiene cioè conto dell’andamento su un mese intero, le vendite del gruppo Vw sono cresciute del 5,8%. A fare da traino è il marchio Audi con un +17% mentre Vw ha archiviato un +0,2% grazie a una massiccia campagna di sconti e offerte che hanno minimizzato l’impatto negativo del dieselgate sulle vendite. Gli accadimenti in Volkswagen non cambiano il buon nome del Made in Germany, aveva detto in mattinata la cancelliera Angela Merkel, sollecitando ancora una volta «trasparenza e un veloce chiarimento», dicendosi però convinta che Vw procederà a farlo.
E infatti Volkswagen ha avviato una rigida campagna di audit interno, che ha fatto emergere nuove irregolarità, dopo quelle che sono costate il posto all’ex amministratore delegato, Martin Winterkorn, causato la prima perdita trimestrale negli ultimi 15 anni, un crollo senza precedenti del titolo in Borsa (le azioni hanno perso circa un terzo del loro valore quest’anno) e portato ad accantonamenti miliardari in vista delle future spese, per rimborsi e cause legali. Al momento VW ha già destinato a riserve 6,7 miliardi di euro legati agli 11 milioni di auto su cui è stato installato il software all’origine dello scandalo.
Ma questa nuova tegola rischia di pesare sul piano di rilancio e di pulizia dell’immagine avviato dal nuovo numero uno, Matthias Mueller, il giorno dopo che dagli Stati Uniti sono arrivate nuove accuse di »imbroglio« anche su motori di cilindrata maggiore rispetto a quelli finora coinvolti nello scandalo.