Iraq, la resistenza curda strappa Sinjar all'Isis
Il tricolore curdo sventola sopra Sinjar, città simbolo dei massacri di yazidi da parte dei jihadisti dello Stato islamico (Isis) nell’estate scorsa, ma la battaglia per la conquista di una delle zone chiave tra Siria e Iraq prosegue col sostegno decisivo della Coalizione guidata dagli Stati Uniti.
Nelle ultime ore, reporter locali hanno constatato che i miliziani curdi controllano ampi quartieri di Sinjar, capoluogo dell’omonima regione montagnosa tra Mosul, seconda città irachena in mano all’Isis, e Raqqa, di fatto capitale dell’Isis in Siria. «Avevamo promesso ai fratelli yazidi che avremmo liberato Sinjar e abbiamo mantenuto la promessa», ha oggi annunciato con orgoglio Massud Barzani, presidente della regione autonoma del Kurdistan iracheno.
Le milizie Peshmerga al suo comando affermano di essere penetrate a Sinjar, a sud della catena montuosa, da tre direzioni. E di non aver incontrato resistenza da parte dei jihadisti. «Hanno lasciato alcuni cecchini e numerosi ordigni e mine», affermano gli ufficiali Peshmerga citati dal sito Internet curdo-iracheno in inglese Rudaw.
La battaglia è ancora in corso e la resistenza dell’Isis non è stata sconfitta. Sul terreno, accanto ai Peshmerga, ci sono miliziani yazidi e unità del Partito dei lavoratori curdi (Pkk), considerata formazione «terroristica» dalla Turchia. La stessa Turchia fornisce le sue basi agli aerei statunitensi e della Coalizione per compiere raid contro i jihadisti e facilitare l’avanzata curda su Sinjar.
Forse anche per questo, il portavoce della Coalizione, il colonnello americano Steven Warren, si è affrettato a precisare che sono stati i peshmerga e non altre milizie ad aver issato la bandiera su un edificio al centro di Sinjar.
Nell’offensiva hanno partecipato a terra un pugno di consiglieri militari Usa che coordinavano assieme ai Peshmerga i raid degli aerei della Coalizione. Quando il presidente americano Barack Obama aveva annunciato nell’agosto 2014 l’avvio della campagna aerea contro l’Isis aveva citato la necessità di «proteggere la comunità yazida».
I jihadisti avevano ucciso centinaia di persone nella loro avanzata verso Sinjar e avevano fatto prigioniere numerose donne. Il loro triste destino era poi stato raccontato dai media di mezzo mondo. «Le donne yazide possono oggi tornare a testa alta», ha detto a proposito Barzani. «Noi le abbiamo vendicate».
Sul terreno i Peshmerga e i miliziani Pkk fanno a gara nel definirsi gli araldi della conquista. E questa rivalità potrà caratterizzare anche la lotta futura per il controllo di una regione chiave. «Sinjar è parte inseparabile del Kurdistan», ha detto Barzani a scanso di equivoci.
Nei giorni scorsi, miliziani curdo-siriani erano avanzati dall’altra parte del confine, nel distretto di Hol, a sud di Hasake, contro l’Isis in Siria, sempre col sostegno americano.
Attualmente la strada che collega Mosul a Raqqa è stata interrotta.