Prezzo del petrolio ai minimi dal 2009
L’addio (di fatto) alle quote dell’Opec travolge il petrolio, con il Wti e il Brent che sprofondano sui minimi dal febbraio 2009, scatenando le vendite sui titoli azionari del comparto energetico e colorando di rosso la seduta a Wall Street.
Per l’oro nero è stata una giornata da dimenticare. Il Wti ha sfondato quota 38 dollari, arrivando a perdere fino al 6,2% a 37,5 dollari e chiudendo poi a Ny a 37,61 dollari al barile.
Discorso analogo per il Brent, assestatosi sotto quota 41 dollari, dopo aver toccato un minimo di 40,6 dollari (-5,6%). Un «sell-off» che arriva dopo che già venerdì il petrolio aveva sofferto la decisione dell’Opec, oggetto di una profonda spaccatura in seno al cartello, di non tagliare la produzione nel tentativo di dare un pò di sollievo ai prezzi.
L’organizzazione che riunisce 13 grandi paesi produttori aveva infatti lasciato invariato «l’attuale livello di produzione», secondo quanto dichiarato venerdì dal presidente dell’Opec, il nigeriano Emmanuel Ibe Kachikwu. Considerando che la produzione dell’Opec supera abbondantemente da 18 mesi il tetto di 30 milioni di barili al giorno (quella reale è stimata in almeno 31,5 milioni di barili), si tratta di un implicito riconoscimento della fine del sistema delle quote.
«Gli americani non hanno un tetto, i russi non hanno un tetto, perché dovrebbe avercelo l’Opec?» aveva detto il ministro del petrolio iracheno, Adel Abdul Mahdi, al termine dell’incontro. Ancora più esplicito il collega iraniano Bijan Namdar Zanganeh: «Ciascuno farà come vuole». Proprio l’Iran è tra i Paesi più desiderosi di aumentare la produzione per sfruttare la fine dell’embargo per il suo programma nucleare. Ma Teheran non sarà la sola a pompare più petrolio, con l’effetto di deprimere ulteriormente il prezzo del greggio in un contesto di crisi della domanda e di sovraproduzione che ha portato le scorte globali vicine ai 3 miliardi di barili.
Il crollo del petrolio ha trascinato con sè tutto il comparto energetico, zavorrando Wall Street e azzoppando il rimbalzo delle Borse europee. L’indice Dj Stoxx del comparto energetico ha perso il 2,8%. Sono crollate Seadrill (-8,6%), Tullow (-8,4%) e Petrofac (-5,6%). A Piazza Affari non sono state risparmiate Eni (-2,5%), Saipem (-2,3%) e Tenaris (-2,2%).