Unioni civili, si mobilitano gli opposti schieramenti
I militanti pro e contro il ddl Cirinnà sulle unioni civili scaldano i muscoli in vista delle manifestazioni indette da entrambi gi schieramenti per i prossimi giorni, in vista della discussione in aula della legge.
E sembra di assistere a una sorta di gara a chi riuscirà a mobilitare il maggior numero di persone da portare in piazza.
I promotori del Family Day, che si terrà il 30 gennaio a Roma, hanno annunciato di aver spostato al Circo Massimo il raduno «considerato il grande riscontro di adesioni e un previsto afflusso di molto superiore rispetto alla manifestazione dello scorso 20 giugno scorso», quando gli organizzatori avevano contato un milione di persone.
Inizialmente era previsto che la manifestazione partisse dal Circo Massimo e arrivasse a piazza San Giovanni, ora il programma prevede un sit-in statico. «Benedetto», come si sa, da alcuni settori della Chiesa cattolica.
E proprio oggi la Conferenza Episcopale del Piemonte e della Valle d’Aosta ha raccomandato un’ampia partecipazione al Family Day. In una dichiarazione sottoscritta anche dall’arcivescovo di Torino mons. Cesare Nosiglia, i vescovi affermano che «la famiglia è fondata sul matrimonio, unione d’amore vissuta stabilmente tra donna e uomo, aperta alla gioia responsabile del dono dei figli.
I figli devono beneficiare dell’amore operosamente efficace di un padre e di una madre» e raccomandano «calorosamente, unendoci alla sollecitazione del cardinal Bagnasco, un’ampia partecipazione al Family day del prossimo 30 gennaio a Roma».
Sull’altro fronte, i sostenitori del ddl Cirinnà mettono le mani avanti e, di fronte ai tentativi di alcune forze politiche di modificare il testo, dicono chiaramente che quello che approda in aula è proprio «il minimo sindacale» e non può non includere la stepchild adoption, cioè l’adozione del figlio del partner. Su questo le associazioni che rappresentano i gay, le lesbiche, le persone transessuali e le loro famiglie non transigono: qualunque soluzione al ribasso rispetto all’attuale testo del ddl Cirinnà non sarà accettata.
Per sostenere le loro posizioni, hanno indetto per il 23 gennaio una mobilitazione in «almeno 82 città italiane» oltre che a Londra, Berlino e Boston. È in programma un flashmob che sarà realizzato con una sveglia o un orologio o un timer con suoneria: una volta in piazza, i dispositivi verranno sincronizzati e all’orario stabilito suoneranno tutti insieme.
La manifestazione si chiamerà #Svegliaitalia e sarà, assicurano, la più imponente mai organizzata nel nostro Paese per difendere questi diritti. Alla mobilitazione stanno aderendo anche tante organizzazioni che non rientrano nella galassia lgbt, da Amnesty all’Arci alla Cgil. «Perchè il fatto che l’Italia sia il fanalino di coda dell’Europa in tema di diritti riguarda tutti» ha detto il presidente di Arcigay, Gabriele Piazzoni.
Per Marilena Grassadonia, presidente di Famiglie Arcobaleno, la stepchild adoption deve restare «altrimenti diventa una legge vuota»: «i diritti dei bambini devono essere messi al primo posto e per questo noi porteremo in piazza la società civile, per raccontare le nostre storie». Come quella di Carlo Terriaca di Agedo, che ha due figli maschi, «uno omosessuale e l’altro etero» e non capisce «perchè mai la legge non persegue un principio di uguaglianza ma considera i gay cittadini di serie B a cui concedere i diritti sol contagocce».