Scandalo sanità, bufera politica in Lombardia
La mozione di sfiducia nei confronti del presidente della Lombardia, Roberto Maroni, verrà discussa in una delle prossime sedute del Consiglio regionale sulla scia dello scandalo sanità. Secondo Pd e Patto Civico, che l’hanno presentata al Pirellone in una conferenza stampa dalle parole taglienti, l’arresto di Fabio Rizzi, il presidente leghista della commissione Sanità che ha scritto la riforma del settore, sarebbe la dimostrazione che «dal sistema Formigoni si è passati al sistema Lega». Dunque, «servono nuove elezioni», come anche i 5 Stelle chiedono, pur sapendo che sarà difficilissimo averle.
«La mozione di sfiducia? Ben venga, rafforzerà la maggioranza, ho passato mille tempeste», ha replicato su Twitter Maroni, che non ha fissato appuntamenti pubblici dopo l’intervento di ieri in Aula. Il governatore sa di avere dalla sua l’intera maggioranza di centrodestra che lo sostiene e condivide la sua linea. Maroni ritiene ancora che la migliore risposta ad uno scandalo che lo ha spiazzato («sono deluso e molto incazzato», ha dichiarato ieri parlando di quel Rizzi di cui si era fidato) stia nel proseguire nell’applicazione della riforma sanitaria. «Questa è la buona sanità della Regione Lombardia, che farò prevalere con l’aiuto degli onesti», ha scritto sempre su Twitter.
I 21 arresti nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Monza, che adombra un sostanzioso giro di mazzette attorno a prestazioni odontoiatriche, hanno comunque imposto più di una riflessione politica. Matteo Salvini, che ha fatto sapere che la vicenda «non cambia» le carte per le comunali, ha subito sospeso Rizzi dalla Lega.
«Ma Rizzi non era uno qualunque, era un pezzo di Lega a Varese, era anche vicesegretario della Lega Lombarda», ha osservato il segretario regionale del Pd, Alessandro Alfieri, motivando anche con questo la richiesta di dimissioni a Maroni e ricordando che un altro degli arrestati, il collaboratore di Rizzi Donato Castiglioni, era stato «candidato maroniano alla segretaria provinciale» del Carroccio proprio a Varese.
Anche la coordinatrice lombarda di Forza Italia, Mariastella Gelmini, ha usato parole dure su quanto accaduto, pur non condividendo ovviamente la polemica aperta dall’opposizione.
«C’è una premessa chiara da fare - ha detto l’ex ministro: la Regione Lombardia funziona e offre servizi efficienti, non accetto quindi letture qualunquiste e strumentali. Ciò detto, i fatti che emergerebbero sono gravi. La mia linea è sempre la stessa, chi sbaglia paga. Dopodiché se uno è innocente, pagherà chi lo ha accusato ingiustamente, ma dal centrodestra deve arrivare una parola sola: tolleranza zero».