Brennero, pressing sull'Austria per non chiudere Renzi: «Resti aperto, è un simbolo dell'Europa»
Il confine che non c’è più ma che potrebbe tornare, quello del Brennero, è ormai al centro del dibattito politico europeo. Non solo per la presa di posizione del commissario Ue Dimitris Avramopoulos, che ha scritto alla responsabile degli Interni austriaca Johanna Mikl Leitner bocciando il tetto ai profughi. È stato infatti il premier Matteo Renzi a sollevare di nuovo il caso non appena giunto a Bruxelles per partecipare al Consiglio europeo. «Mi rendo conto che la situazione in Austria è comprensibilmente molto difficile - ha detto Renzi - C’è un problema. Ma non possiamo pensare di chiudere il Brennero che è uno dei passaggi simbolici dell’Europa».
«L’Austria - sottolinea Renzi - ha una posizione che è comprensibilmente molto difficile perché, pensate, ha più richiedenti d’asilo dell’Italia in termini assoluti ed è un paese decisamente più piccolo del nostro e meno popoloso. Quindi il tema austriaco esiste. Tuttavia - osserva il premier - non possiamo nemmeno immaginare di chiudere il Brennero che è simbolicamente, e non soltanto simbolicamente, uno dei grandi elementi di unione in Europa. Quindi si tratta di lavorare insieme. Penso sia necessario fare quello che abbiamo sempre detto, cioè occorre avere una strategia a monte, investimenti di cooperazione internazionale, investimenti nei territori di partenza, in alcuni casi investimenti diplomatici, come in Siria e in Libia, o economici come nel cuore dell’Africa. Mi pare si sia iniziato a capire che il tema non è solo dell’Italia, ma è un tema di tutti: le risposte teoricamente ci sono. Ora - conclude Renzi - vediamo se nella pratica riusciamo a fare un altro passettino in avanti».
Al governo austriaco, come detto, si è rivolto il commissario Ue Dimitris Avramopoulos, specificando che il tetto che l’Austria intende imporre sull’accoglienza dei richiedenti asilo «sarebbe chiaramente incompatibile con gli obblighi rispetto alle leggi Ue e internazionali».
Avramopoulos boccia anche le quote pensate per i richiedenti in transito e «sollecita a riconsiderare le misure unilaterali proposte». «Non mi piacciono queste misure», ha ribadito da parte sua il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker sulle decisioni prese dall’Austria sui controlli ai confini, affermando che ora «queste sono sotto esame» in quanto «la questione è vedere se sono in linea» con le regole Ue. «Per noi della Commissione», ha quindi sottolineato ancora una volta il presidente, «il punto chiave è sempre lo stesso: bisogna applicare quanto è già stato deciso negli accordi per quanto riguarda la redistribuzione e gli altri punti già affrontati».
Ma il cancelliere austriaco Werner Faymann ha affermato a Bruxelles che Vienna resterà sulla posizione assunta sul tetto limite per i profughi. «Dal punto di vista politico, è impensabile che l’Austria accolga tutti i richiedenti asilo dell’Europa», ha detto a margine del vertice Ue. Faymann ha anche sottolineato che la questione di diritto dovrà essere affrontata dai giuristi.
Sul fronte interno, «ci stiamo preparando ad ogni scenario possibile, ma stiamo lavorando per impedire che l’Europa vada a sbattere contro un muro», ha spiegato il ministro dell’Interno Angelino Alfano, alla riunione di pre-vertice del Ppe, sugli scenari possibili come conseguenza delle decisioni unilaterali dei Paesi, a effetto domino, nei Balcani occidentali. «Su questa vicenda delle migrazioni l’Europa rischia di finire», ha sottolineato il ministro, aggiungendo che «avendo capito in ritardo qual era la soluzione, adesso non può anche andare nella direzione sbagliata perché c’è qualche Paese che per le più varie ragioni si è spaventato o intimorito».
«Dobbiamo difendere le frontiere esterne, risolvere la crisi siriana, e aiutare la Turchia» a contenere il flusso in uscita, ha evidenziato Alfano. «Questa è una strategia molto complessa ma solo un’Europa unita può riuscire a farla». Quanto alla revisione di Dublino, ha spiegato il ministro, «abbiamo attivato un lavoro con un po’ di Paesi che ci stanno dicendo di sì. Perché ormai è fuori dal buonsenso pensare di caricare sul Paese di primo ingresso questi flussi enormi. Dublino è una foto ingiallita di un passato che non rispecchia più l’Europa di oggi». Rispetto al rischio di un’area mini-Schengen, con l’esclusione di Grecia e Italia come conseguenza dell’attivazione dell’articolo 26 del codice Schengen che permette controlli alle frontiere interne fino a due anni, per Alfano «sarebbe la fine dell’Europa. Un Paese o due non possono pagare il conto di un intero movimento globale di profughi che scappano da guerre e persecuzioni». «L’Europa senza l’Italia non ha dove andare. Questo assetto europeo col Regno Unito che fa il referendum per andar via ed eventualmente un’Italia che dovesse subire una scelta di questo genere - ha concluso il ministro - sarebbe un’Europa davvero inconsistente e senza un futuro».
In sede locale spicca l’appello dei governatori delle regioni frontaliere di Trento, Bolzano e Innsbruck, rispettivamente Ugo Rossi, Arno Kompatscher e Gunther Platter, per un coordinamento sui controlli al Brennero decisi dall’Austria e che mettono a rischio l’economia dell’area. I tre incontreranno lunedì il ministro dell’interno Angelino Alfano per discutere della questione. «Andremo a porre il problema e a fare in modo che ci siano le garanzie di una gestione coordinata», ha detto Rossi dopo l’incontro a Bruxelles con Nicola De Michelis, capo gabinetto della commissaria Ue alle politiche regionali Corina Cretu. «Le misure che l’Austria ha deciso ci preoccupano, rischiano di avere conseguenze molto pesanti», ha sottolineato. Rossi ha consegnato a De Michelis «una delibera assunta insieme ai governatori di Tirolo e Alto Adige con cui chiediamo che tutte le misure nazionali di contenimento dei confini siano concordate con i territori, e ribadiamo fortemente il fatto che ripristinare i confini non rientra nell’ideale europeo e della nostra Euroregione». Fermo restando che i tre governatori premono per «evitare di adottare misure di questo tipo», se poi gli Stati intendono adottarle «deve esserci almeno un coinvolgimento delle istituzioni locali - spiega il governatore di Trento - e la garanzia che si tratti di provvedimenti temporanei, e che gli stati nazionali rispettivi si facciano carico di una gestione anche prima dell’arrivo sui nostri territori dei rifugiati».
Inoltre «ci preoccupa il traffico merci che riguarda tutta l’Europa, non solo il nostro Paese», ha aggiunto Rossi, che per esempio intende proporre ad Alfano «la possibilità di istituire dei corridoi perchè le merci non si fermino. Noi in questa logica mettiamo a disposizione la gestione dell’autostrada, ma abbiamo bisogno che ci siano risposte chiare e un’organizzazione seria da parte dello Stato», ha aggiunto il presidente della Provincia di Trento.
Secondo Rossi, sul fronte immigrazione «c’è un rimpallo delle responsabilità fra le istituzioni europee e gli stati nazionali» mentre ci dovrebbe essere «un modello per cui l’Europa stia al fianco degli Stati nazionali che non riescono a gestire le misure, perché in definitiva va nell’interesse di tutta l’Europa». Per questo, ha concluso il governatore trentino, «o c’è un sussulto vero di Europa dentro gli Stati nazionali e dentro le istituzioni europee o altrimenti questo problema sarà davvero di difficile soluzione».
Di tutt’altro parere la Lega Nord: «Traffico di droga, riciclaggio e operazioni criminali. Sono questi i profughi a cui il governo concede asilo politico. È ora di aprire gli occhi e guardare in faccia la realtà, abbandonando i falsi buonismi che stanno solamente rovinando Trento e provincia. I cittadini sono stanchi di vedere orde di stranieri, di finti profughi, che millantando finti motivi politici e umanitari, invadono il nostro territorio facendo il bello e cattivo tempo», tuona Maurizio Fugatti.
Fin qui la politica. Ma anche il mondo dell’economia si sta mobilitando per difendere il confine che non c’è: «Non servono nuovi confini interni all’Unione europea. Gli oltre 70 anni di pace della recente storia europea hanno permesso al nostro continente di diventare l’area più avanzata e quella con le migliori prestazioni sociali a livello mondiale. Non possiamo rinunciare a quanto ottenuto per via di interessi individuali di singoli Stati». Lo affermano in una nota congiunta i presidenti delle associazioni industriali dell’Euregio, Giulio Bonazzi (Confindustria Trento), Stefan Pan (Assoimprenditori Alto Adige) e Reinhard Schretter (industriali tirolesi), incontratisi a Bolzano per discutere della possibile chiusura dei confini al Brennero annunciata dall’Austria e sulle ripercussioni sul futuro dell’Europa.
«La forza economica del nostro territorio garantisce un’elevata qualità della vita ai suoi abitanti e allo stesso tempo attira persone da fuori. In particolare i profughi, che sono costretti ad abbandonare il proprio paese, si orientano verso territori in cui sono maggiori il benessere e le opportunità occupazionali», proseguono i tre presidenti.
Industriellenvereinigung Tirol, Assoimprenditori Alto Adige, Confindustria Trento sono convinte che sia indispensabile «una soluzione complessiva europea che rafforzi i confini esterni dell’Ue, promuova la compartecipazione solidale di tutti i Paesi europei e che intervenga a diminuire i flussi migratori attraverso il sostegno diretto dei Paesi di provenienza dei migranti».