Michele Nicoletti scrive a Matteo Renzi: «Servono investimenti nella ricerca»

Troppi giovani, straordinariamente competenti, costretti ad andare all'estero per i loro lavori di ricerca. In Italia, per loro, non c'è spazio, non ci sono risorse, non ci sono investimenti. Michele Nicoletti del Pd scrive una lettera al presidente del consiglio Matteo Renzi chiedendo di invertire la rotta e investire. Cosa che tutta Europa, con i picchi di Svezia, Danimarca e Finlandia, fa già.

LA LETTERA

Al Presidente del Consiglio Matteo Renzi.

Caro Presidente, fin dalla nascita di questo Governo abbiamo condiviso e sostenuto il Tuo impegno a fare della crescita e dello sviluppo della nostra economia uno degli obiettivi fondamentali della strategia di risanamento e rilancio del nostro Paese. Crediamo che questa strategia vada mantenuta ferma e vada anzi rafforzata di fronte ai primi risultati positivi raggiunti dal Governo pur in una difficile contingenza internazionale. La crescita ha però bisogno di investimenti mirati, in particolare in ricerca e sviluppo. Non c’è economia avanzata al mondo capace di crescere senza un investimento significativo in ricerca. Per questo i Paesi dell’Ue si sono impegnati a fissare al 3% del PIL nazionale la quota di investimenti pubblici e privati necessari a sostenere la crescita economica. Purtroppo il nostro Paese è storicamente largamente al di sotto di tale soglia: il dato del 2014 era al 1,29 rispetto ai valori più alti di UK (1, 72), Francia (2,26) e Germania (2,84), per non parlare di Danimarca (3,08), Svezia (3,16) e Finlandia (3,17).

Il Governo ha già assunto provvedimenti significativi nel settore degli sgravi fiscali per i finanziamenti alla ricerca, del reclutamento di giovani ricercatori, del sostegno a singoli centri di eccellenza. E ora salutiamo positivamente il Tuo annuncio di un piano di investimenti che partirà nelle prossime settimane di 2,5 miliardi di euro. È essenziale che il sistema pubblico della ricerca venga adeguatamente e costantemente finanziato come accade negli altri Paesi avanzati. Come ricordano gli scienziati che si sono mobilitati in questi giorni, la Francia stanzia quasi un miliardo a fronte dei nostri 92 milioni sull’ultimo bando PRIN.

Il sistema pubblico della ricerca è fondamentale. E’ il tessuto connettivo primario da cui nasce tutto il resto. E’ questo tessuto che ancora oggi, nonostante i tagli subiti, continua a produrre giovani straordinariamente competenti che, purtroppo, sono costretti a proseguire i loro lavori di ricerca all’estero. Senza un forte sostegno a questo sistema è impossibile alimentare la filiera di dottorati di ricerca, post-doc, laboratori e biblioteche che formano l’ossatura portante dei centri di ricerca in cui attirare giovani di talento e finanziamenti stranieri.

Come sai, ogni anno noi perdiamo per questa ragione una parte di finanziamenti che il nostro Paese destina alla ricerca a livello europeo. Perdiamo molti giovani italiani e non riusciamo ad attirare giovani stranieri, benché il livello della nostra ricerca in moltissimi settori sia elevato e competitivo. Per questo Ti chiediamo un impegno in prima persona nel rilanciare il sistema della ricerca che avvicini la quota italiana in modo significativo alla soglia del 3%. Non servono interventi occasionali né tanto meno finanziamenti a pioggia. Serve un disegno complessivo di lungo periodo e linee guida strategiche che consentano al sistema di svilupparsi con continuità e in modo diffuso. Servono rigorose procedure di selezione e valutazione e rigorosi meccanismi di controllo. Ma servono anche più risorse economiche.

Solo così sarà chiaro che il nostro Paese vuole giocare un ruolo centrale nella ricerca e puntare così su un fattore fondamentale per la crescita e lo sviluppo.

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