Ue, manovre contro Kessler per le sue indagini anti-tangenti
Il direttore dell'Ufficio antifrode dell'Ue (Olaf), il magistrato trentino Giovanni Kessler, è sotto attacco. La Commissione europea avrebbe deciso, secondo più fonti, di sospedergli l'immunità in relazione ad atti riguardanti un'intercettazione telefonica compiuta nel quadro dell'inchiesta che nel 2012 portò alle dimissioni del commissario Ue John Dalli, sospettato per tangenti.
Ma Bruxelles non conferma e il giallo finisce al centro di uno scontro politico su uno dei posti di maggiore rilievo delle istituzioni europee: quello che sovraintende a tutte le attività investigative sull'uso illecito dei fondi europei.
All'origine della battaglia apertasi su Kessler, l'inchiesta che le autorità belghe hanno avviato sul suggerimento di registrare una telefonata dato dal direttore dell'Olaf a un testimone del caso Dalli.
E questo al fine di dimostrare che Dalli era coinvolto in un giro di tangenti. In Belgio tale pratica potrebbe risultare illegale, mentre nella maggioranza dei Paesi Ue è ritenuta lecita. Ma ciò che suscita maggiore sconcerto tra gli addetti ai lavori è la possibilità che, forse per la prima volta nella storia delle istituzioni europee, venga tolta l'immunità non per un comportamento contro gli interessi Ue, ma per un'azione investigativa svolta per conto e in difesa della Commissione, guidata all'epoca da Barroso.
Davanti al silenzio dell'esecutivo europeo - che nonostante il susseguirsi di indiscrezioni non ha voluto confermare di aver deciso, lo scorso 2 marzo, di togliere l'immunità a Kessler in seguito a pressioni di vari esponenti del Ppe - il primo attore della scesa a rompere gli indugi è stato oggi proprio l'Olaf. Che attraverso il suo portavoce ha chiesto alla Commissione di sapere se la decisione è stata effettivamente presa. Perchè ciò "metterebbe a rischio l'indipendenza" dell'Ufficio e quindi renderebbe necessario il ricorso alla Corte di giustizia Ue.
Poco dopo il Ppe è uscito allo scoperto chiedendo, per bocca della presidente della commissione del Pe per il controllo dei bilanci, la tedesca della Cdu Inge Graessle, la testa di Kessler. "L'immunità del direttore dell'Olaf deve essere tolta", ha detto, denunciando poi quelli che ha definito "sporchi accordi" che, secondo lei, sarebbero in corso di negoziazione da oltre un anno - cioè da quando Bruxelles ha ricevuto la richiesta di togliere l'immunità avanzata dalle autorità belghe - per spingere Kessler a lasciare il suo posto in cambio di una nuova posizione all'interno delle istituzioni Ue.
Parallelamente, è sceso in campo Nicola Danti, europarlamentare Pd vicino al premier Matteo Renzi. Il quale ha presentato un'interrogazione urgente per sapere se sia vera la notizia della rimozione dell'immunità di Kessler e la ricostruzione secondo la quale la vicepresidente della Commissione Ue Kristalina Georgieva, responsabile per il bilancio e le risorse umane, "avrebbe per mesi evocato la possibile revoca dell'immunità" per indurre il direttore dell'Olaf alle dimissioni e/o a un cambiamento di ruolo. Ma Danti ha chiesto anche di sapere se sia "vero che il capogruppo del Ppe, Manfred Weber, ha inviato una lettera alla Commissione, chiedendo le dimissioni" dello stesso Kessler.
Intanto il direttore dell'Olaf non si pronuncia. In attesa che i contorni della vicenda si chiariscano e la Commissione ponga almeno fine al 'giallo' creatosi sulla decisione relativa alla sua immunità .