«Ospedali, il piano resta» Zeni: così i punti nascita
«Non abbiamo alcuna intenzione di modificare il piano di riorganizzazione della rete ospedaliera. Andiamo avanti come previsto, la delibera sui primari di anestesia affronta una questione specifica che non mette in discussione l'impostazione generale». L'assessore provinciale alla salute, Luca Zeni, risponde così a chi, come il consigliere provinciale dell'Upt, Pietro De Godenz, dopo il dietrofront della giunta sui primariati di anestesia, che sono stati ripristinati negli ospedali di Tione, Borgo, Cavalese e Arco, chiede che venga rimesso in discussione tutto il piano.
Assessore Zeni, la riapertura dei termini del concorso per la ricerca di pediatri per i punti nascita negli ospedali periferici ha portato da 7 a 15 le candidature, ma per fare funzionare quattro punti nascita ne servirebbero almeno 24. Come farete?
La questione delle assunzioni di pediatri per i punti nascita degli ospedali periferici va avanti parallelamente con la richiesta di deroga che abbiamo mandato al ministero e dunque con le risposte che riceveremo da Roma. È chiaro che se su quattro punti nascita riceveremo la deroga solo per due (ci si aspetta che siano Cles e Cavalese, Ndr.), potremmo concentrare il personale sui punti nascita che restano aperti e dunque questo dovrebbe consentirci di avere medici a sufficienza.
Se non dovesse arrivare la deroga per il punto nascita dell'ospedale di Arco, rischia anche il centro per la procreazione assistita?
No, assolutamente. Io sono andato nei giorni scorsi ad Arco e agli amministratori ho spiegato che anzi è intenzione della Provincia investire ancora di più su questo centro, visto che oggi ci sono delle liste d'attesa piuttosto lunghe. Non sappiamo ancora se avremo la deroga per il punto nascita di Arco, ma nel caso dovessimo chiuderlo non ci sarebbero conseguenze sul centro di procreazione medicalmente assistita perché può proseguire tranquillamente la sua attività. Spesso queste gravidanze sono gemellari e dunque in ogni caso i parti non avverrebbero nel punto nascita di Arco oltre al fatto che ci sono tante donne che vengono da fuori quindi non partorirebbero qui comunque.
Alberto Mattedi, rappresentante del sindacato degli anestesisti rianimatori trentini, ha detto che aver ripristinato i primariati non risolverà il problema della carenza di anestesisti. Non riuscirete infatti a trovare tutti quelli che vi servono. Cosa le fa pensare che invece potreste riuscirci?
Noi abbiamo ripristinato i quattro primari negli ospedali di Tione, Borgo, Arco e Cavalese su richiesta dello stesso sindacato degli anestesisti e dell'Ordine dei medici. Pensiamo infatti che questo faciliterà la disponibilità anche di giovani medici a venire a lavorare negli ospedali periferici. Sapere che c'è un primario che è responsabile è una tutela per il giovane anestesista che magari non ha ancora grande esperienza. Oggi c'erano anestesisti che non se la sentivano di andare a lavorare nell'ospedale piccolo di valle proprio perché mancava questo riferimento dal punto di vista professionale. Pensiamo che la figura dell'anestesista sia fondamentale per un ospedale e per questo abbiamo deciso di ripristinare il primariato, ma non lo faremo per altre figure di primari che avevamo centralizzato con il piano.
L'altra critica del sindacato degli anestesisti riguarda la mobilità. Si teme che se un medico che lavora a Trento e già è venuto qui da fuori provincia se si trovasse sballottato da una valle all'altra alla fine sarebbe spinto a trasferirsi in un'altra regione. Quindi la mobilità metterebbe in fuga i già pochi anestesisti che ci sono. Vede anche lei questo rischio?
Il sindacato fa il sindacato. È comprensibile che vengano sollevati problemi, ma noi pensiamo che la rotazione dei medici dall'ospedale centrale ai periferici, che impegnerebbe per pochi giorni in settimana, avrebbe degli effetti positivi sul servizio. Dovremo sederci intorno a un tavolo e parlarne studiando le possibili compensazioni, per rendere più o meno appetibile la nuova organizzazione.
Nei prossimi anni ci sarà carenza non solo di anestesisti ma di tutti i medici. Vi state preparando a questa realtà?
Certo. Ne siamo consapevoli e già stiamo riorganizzando la rete ospedaliera riducendo il numero dei medici.