Idomeni, la polizia macedone spara per fermare i profughi

Pioggia di gas lacrimogeni e di granate assordanti dalla Macedonia stamane su centinaia di migranti del campo profughi di Idomeni, in Grecia, un accampamento-lager a pochi chilometri da un confine sigillato da settimane e che più di 500 disperati hanno cercato di superare, tentando di abbattere le barriere di reti e muraglie che bloccano la cosiddetta rotta dei Balcani.

Decine i feriti, centinaia le persone intossicate e tra loro anche molti bambini e molte donne dato che il fumo tossico dei lacrimogeni è stato portato dal vento fin sulla tendopoli. I video e le fotografie postati su Internet mostrano persone a terra svenute, con i volontari che cercano di prestare soccorso in condizioni a dir poco precarie.

La polizia macedone, secondo molteplici testimonianze, ha anche sparato pallottole di gomma e almeno trenta persone sono state ferite in modo serio e sono state ricoverate nell’ospedale di Kilkis.

Le autorità di Skopje hanno negato l’uso delle pallottole di gomma ma da Atene sono arrivate dure parole di critica da chi è costretto a gestire situazioni pressochè insostenibili. «L’uso indiscriminato di prodotti chimici, di proiettili di gomma e bombe assordanti contro persone vulnerabili, e soprattutto senza che tale forza sia giustificata, è un atto pericoloso e deplorevole», hanno affermato operatori umanitari governativi.

La situazione è precipitata intorno a metà mattinata dopo che nel campo di Idomeni si è sparsa la voce che il confine con la Macedonia sarebbe stato aperto verso le 9. Decine di persone, molte famiglie, hanno raccolto le loro poche cose, infilato in zaini e sacchetti quanto avevano salvato in questi mesi di fuga alla ricerca di una vita che non fosse solo sopravvivenza alla guerra e si sono ammassati a ridosso delle recinzioni. Quando è stato chiaro che non ci sarebbe stata nessuna apertura, le urla e la rabbia sono andate in crescendo con molteplici tentativi di sfondamento. I macedoni hanno reagito, i migranti hanno cominciato a lanciare pietre e tre agenti sono rimasti feriti.

La situazione è degenerata.
L’ultimo bilancio dell’organizzazione umanitaria Msf (Medici senza frontiere) è di 260 migranti costretti a ricorrere alle cure dei volontari. «200 sono stati soccorsi per problemi respiratori, 30 per ferite causate da proiettili di gomma e altri 30 per ferite di altro tipo», ha spiegato Achilleas Tzemos, uno dei responsabili di Msf a Idomeni.
In questo campo da oltre un mese vivono in condizioni estremamente difficili più di 12.000 persone. Per la maggior parte di loro, dopo l’accordo di marzo tra Unione Europea e Turchia, l’unica prospettiva è quella di essere rimandati là da dove sono venuti.

Un destino che rischia di essere uguale a quello di altri circa 5000 fuggiaschi, da un mese bloccati nel Pireo, principale porto greco vicino ad Atene. Oggi anche qui è stata organizzata una manifestazione di protesta con centinaia di partecipanti.
Nessuna violenza ma la disperazione è ormai globale.

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