Referendum sulle trivelle tra le polemiche Oggi si vota: urne aperte dalle 7 alle 23
«Hanno vinto 11 mila lavoratori. Triste l'esibizione di chi perde e dice aver vinto. Gli sconfitti ci sono, i loro nomi sono quelli di alcuni consiglieri regionali e presidenti di Regione che hanno voluto cavalcare un referendum per esigenze personali e politiche. Abbiamo sprecato 300 milioni di euro».
È questo il primo commento del premier Matteo Renzi sul flop del referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare. Al voto è andato il 32%.
In Trentino ha votato il 31,59% degli aventi diritto. Male l'Alto Adige (17,55%). Tutti i dati finali.
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Rilevamento ore 23
Referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare, terzo e definitivo rilevamento (ore 23): in Trentino ha votato il 31,59% degli aventi diritto. Tutti i dati finali
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Rilevamento ore 19
Referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare, al secondo rilevamento (ore 19) in Trentino ha votato il 23,71% degli aventi diritto. A livello italiano la percentuale dei votanti si assesta sul 23,49%. Quorum sempre più difficile da raggiungere.
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Rilevamento ore 12
Referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare, al primo rilevamento (ore 12) in Trentino ha votato l'8,32 % degli aventi diritto (in linea con il resto d'Italia). Sagron Mis il Comune dove si è votato di più (12,88%). A Trento si è recato alle urne il 9,30%, a Rovereto il 10,12%.
Percentuale bassissima di votanti in Alto Adige (5,04%).
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Oggi domenica 17 aprile, urne aperte dalle 7 alle 23 per lo svolgimento del referendum abrogativo sulla durata delle trivellazioni in mare. Il corpo elettorale è complessivamente di 46.732.590 votanti; a questi vanno aggiunti 3.898.778 di elettori residenti all'estero, che però dovranno esprimere il proprio voto per corrispondenza. Il numero dei giovani che per la prima volta andranno al voto è pari a 828.519. Lo scrutinio dei voti inizierà al temine delle operazioni di voto, a partire dalle 23. In ogni caso affinché la proposta soggetta a referendum sia approvata occorre che vada a votare almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto e che la maggioranza dei votanti si esprima con un «sì».
Nonostante il silenzio che la legge imporrebbe nella giornata che precede qualsiasi voto, la vigilia del referendum è stata caratterizzata dalla riproposizione delle polemiche dei giorni scorsi. Da una parte il premier Matteo Renzi, in una intervista ai Quotidiani Nazionali, pur non ripetendo l'invito all'astensione ha fatto intendere il suo giudizio contrario al quesito; dall'altra chi ha promosso o appoggia la consultazione ha esortato a recarsi alle urne soprattutto per «mandare a casa Renzi» o indebolirlo a livello interno al suo partito.
«Non è un referendum politico, non si vota sul governo - ha detto Renzi - ma si vota sul futuro energetico del Paese e sul destino di 11mila lavoratori», e «poiché il riscaldamento di inverno ci serve e non andiamo a lavorare in monopattino, sarà bene che l'Italia sfrutti tutte le risorse di cui dispone. Le alternative sarebbero le petroliere russe e arabe, che inquinerebbero anche di più i nostri mari». Sul fronte opposto quella specie di nuovo Partito della Nazione che Renzi ha coagulato contro di sé e che fa le prove generali in vista del Referendum di ottobre sulla riforma costituzionale: non a caso anche il «Comitato per il no» alla riforma, sta facendo campagna per il sì al referendum. A fianco di Rodotà e Zagrebelski ecco Renato Brunetta che invita a votare per «mandare a casa Renzi» e Raffaele Fitto «per porre fine all'esperienza di governo di Renzi». E non importa se nel 2011 entrambi invitarono ad astenersi sui referendum sul nucleare e l'acqua pubblica.
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Il quorum dunque. M5s oltre a invitare a votare, suggerisce di andare la mattina. Infatti è statisticamente provato che se a mezzogiorno viene superata una certa percentuale di votanti poi il quorum viene raggiunto perchè tutti sono indotti a recarsi al seggio. In ogni caso l'invito a non votare formulato dal premier nei gironi scorsi «è segno di debolezza» per Ignazio Marino e Francesco Storace. Si presenterà al seggio per votare sì anche Gianni Cuperlo, leader della minoranza interna del Pd, così come il governatore della Puglia Michele Emiliano, promotore del referendum. Anche Susanna Camusso, ha invitato a recarsi alle urne anche se non ha spiegato come voterà. C'è anche chi parla del contenuto effettivo del referendum, naturalmente pro e contro. Voterà sì Giorgia Meloni, «per la difesa del nostro mare», mentre Francesco Boccia, che pure nel Pd è all'opposizione di Renzi, boccia il quesito che «sta mettendo in discussione la funzione industriale» del Paese, «con l'Eni trasformato in un nemico da abbattere».
Anche la Cei, che nel 2005 sotto la guida del card Ruini cavalcò l'astensione nel referendum contro la legge 40, oggi invita a votare. Mons Bruno Forte, vescovo di Chieti-Vasco e apprezzato teologo, non ha dubbi: «Tra i vescovi mi sembra che ci sia un invito generale a partecipare al voto. Lavarsene le mani di fronte a quesiti che riguardano in maniera così profonda il nostro futuro mi sembra sia una forma di ipocrisia».
In attesa delle 23 di oggi, quando si chiuderanno le urne e si saprà se il quorum è stato raggiunto, Michele Emiliano abbassa l'asticella: «Se voteranno in 10 milioni sarà stato un successo». Una cifra lontana dai 25 milioni del quorum, ma una base per costruire un progetto politico alternativo a Renzi, specie in vista del referendum di ottobre quando il quorum non sarà necessario.