Carte del trattato Ttip: pressioni Usa contro le tutele Ue su salute, ambiente e lavoro
Gli Stati Uniti, attraverso il negoziato sul Ttip, stanno esercitando una enorme pressione sull'Unione europea perché abbassi le sue tutele in tema di difesa dell'ambiente, della salute e dei diritti dei cittadini. per esempio allentando le maglie sui controlli di qualità dei prodotto agroalimentari e ampliando lo spettro di utilizzo di pesticidi e fitofarmaci.
È la tesi di Greenpeace Ue, che ieri è entrata in possesso di molti documenti riservati, oltre 200 cartelle, sui negoziati commerciali transatlantici, diffuse da diversi media europei. Per denunciarne i contenuti, Greenpeace li ha anche proiettati sulla facciata del Reichstag a Berlino.
Una fuga di notizie che ha riattizzato lo scontro sul controverso negoziato sul Trattato di libero scambio tra Usa e Ue, che faticosamente va avanti da oltre tre anni. Tanto che da più parti, non solo Greenpeace ma anche, ad esempio, il Movimento 5S, trae spunto da questo «leak» per ribadire la richiesta di sospensione immediata della trattativa, vista come una minaccia gravissima alle conquiste democratiche del Vecchio Continente.
Ma anche una spada di Damocle sulle eccellenze economiche Ue, come le denominazioni di origine del vino, pensiamo al Chianti, al Marsala, o anche allo Champagne, che l'Europa vorrebbe difendere e gli Usa vorrebbero invece acquisire, per chiamare così anche i loro vini. Insomma, la linea di Greenpeace è chiara: «"Questi documenti trapelati ci consentono uno sguardo senza precedenti sull'ampiezza delle richieste americane, che vogliono che l'Ue abbassi o aggiri le sue tutele dell'ambiente e della salute pubblica nell'ambito del Ttip". Le carte dimostrano che la posizione americana è pessima - attacca Jorgo Riss, direttore di Greenpeace per l'Unione europea - ma anche che quella europea è cattiva. Per cui dobbiamo evitare che si arrivi a un compromesso che spiani la strada a una gara al ribasso negli standard ambientali, della salute e della tutela dei consumatori».
Da qui la richiesta di fermare tutto. Su twitter l'organizzazione ambientalista lancia l'hashtag #ttipleak. E a una conferenza stampa a Bruxelles, si accompagna l'illustrazione dei testi riservati con un grande banner, con su scritta questa frase lapidaria: «I sospetti di milioni di persone erano fondati».
Questa mattina, prima fonti del negoziato da parte Usa e poi una nota ufficiale della Casa Bianca hanno cercato di sminuire la portata dcelle rivelazioni diffuse da Greenpeace.
Dura anche la reazione dei responsabili europei del negoziato, in particolare della titolare del dossier, la Commissaria al commercio, Cecilia Malmstrom, liberale conservatrice svedese, che definisce l'allarme una «tempesta in un bicchiere d'acqua, basata sul nulla». Secondo Malmstrom, sono state pubblicate le richieste americane, che non sono né «risultati finali», né «base di nessun accordo».
«È normale - aggiunge - che tutte le parti di una trattativa vogliono raggiungere il numero maggiore possibile di propri obiettivi», ma «ciò non significa che c'incontreremo a metà strada». Anzi, conclude che «ci sono zone che registrano distanze eccessive su cui non c'è intesa». Sulla stessa linea il portavoce delle politiche commerciali del Gruppo socialista al Parlamento Ue, David Martin: «Non accetteremo un trattato qualsiasi che includesse un abbassamento degli standard su ambiente e diritti. E nei documenti diffusi non c'è nulla che indichi che la Ue abbia ceduto alle richieste Usa».
La rivelazione dei documenti sulle trattative segrete in corso avviene a pochi giorni dalla manifestazione in programma il 7 maggio a Roma, organizzata dal vasto frotne di realtà organizzate che contestano il trattato che sarà al centro dell'attenzione del prossimo Consiglio Eeuropeo il 13 maggio.
Ecco una nota diffusa dalla campagna StopTtip Italia: «“L’Unione europea ha detto di avere ottenuto protezioni per settori sensibili della nostra vita quotidiana” dichiara Monica Di Sisto, tra i portavoce della Campagna Stop TTIP Italia, “come l’agricoltura, il cibo, i prodotti di qualità, ma sono ancora tutti aperti e in molti casi è evidente che li sta solo usando come merce di scambio per quello che vuole davvero: appalti, lavoro senza garanzie e a basso costo, finanza e privatizzazioni senza controllo sulle due sponde dell’Atlantico. Dobbiamo fermarli e subito, il 7 maggio dobbiamo essere tanti e uniti per ottenerlo”.
Nel capitolo sulle misure sanitarie e fitosanitarie, che dovrebbe stabilire gli standard di riferimento per la qualità e la salubrità dei cibi, non c’è alcun riferimento a quel principio di precauzione che l’Unione Europea dice di voler salvaguardare, ma vengono ben specificati quegli organismi che promuovono gli standard a livello internazionale, come il Codex Alimentarius, che hanno criteri meno rigidi dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare.
“Nella Cooperazione regolatoria” dichiara Elena Mazzoni, tra i coordinatori della Campagna Stop Ttip Italia “emerge come la cosiddetta armonizzazione degli standard e delle normative venga fatta al di fuori degli occhi indiscreti degli organismi democraticamente eletti. A dirigere i giochi la Commissione Europea e le Agenzie federali statunitensi. E senza il minimo accenno, peraltro, al Principio di Precauzione”.
“La documentazione resa pubblica oggi” sottolinea Marco Bersani, tra i coordinatori della Campagna Stop Ttip Italia, “dimostra quello che da tempo la campagna Stop Ttip denuncia: il Ttip è un attacco generalizzato ai diritti e alla democrazia. Se ad oggi era la democrazia a definire i limiti del mercato, con il Ttip sarà il mercato a definire i limiti della democrazia. Per opporsi a tutto questo, tutte e tutti in piazza a Roma il prossimo 7 maggio”.
Per questo, per fermare il Ttip, tutelare i diritti e i beni comuni e costruire un altro modello sociale ed economico, equo e democratico la campagna Stop Ttip Italia, sostenuta da oltre 300 organizzazioni e sindacati e da oltre 50 comitati locali che lottano contro la segretezza e la portata del Ttip, invita tutti a un grande appuntamento nazionale: sabato 7 maggio 2016 a Roma».
Il Ttip (Transatlantic Trade and Investment Agreement) fra l'Unione europea e gli Stati Uniti, di cui si è da poco concluso il 12° round negoziale a New York, è concepito per essere un ambizioso trattato di libero scambio di merci, servizi e investimenti fra i due lati dell'Atlantico.
Un trattato, molto contestato dai movimenti popolari e dai sindacati per gli effetti su consumatori e lavoratori, che, se andrà in porto, creerà la più grande area di libero scambio del pianeta, sommando due economie che insieme, rappresentando oltre 800 milioni di persone, ammontano già oggi al oltre il 46% del Pil dell'intero pianeta.
Un trattato in cui il commercio sarebbe solo la parte minore e le cui conseguenze sarebbero gigantesche e inciderebbero radicalmente sulla vita di entrambi i continenti. Ma sul quale vi sono differenze radicali fra i due continenti nei rispettivi regolamenti in molte aree, dall'ambiente alle regole del mercato del lavoro, dalla proprietà intellettuale ai servizi finanziari.