Direzione Pd, Renzi non cede Cuperlo: ci porti alla disfatta
«C’è qualcuno tra voi che pensa sinceramente che, dopo che la legislatura è nata e ha fatto ciò che ha fatto, in caso di no al referendum, il presidente del consiglio, e io penso anche il Parlamento, non ne possa prendere atto?».
Lo ha detto Matteo Renzi alla direzione del Pd, in un clima rovente e polemico nel quale il premier e segretario del partito ha ribadito la sua linea, senza concessioni alle richieste della minoranza che gli imputa, fra l’altro, la quasi catastrofe alle recenti comunali nelle grandi città.
«Credo che ci sia bisogno di una grande chiarezza tra noi, se volete che io lasci non avete che da chiedere un congresso e possibilmente vincerlo, in bocca al lupo», ha ribattuto Renzi, che sulla proposta avanzata da alcuni di dividere il doppio incarico, sottolinea: «Non c’è che promuovere una modifica statutaria e farla approvare».
Per tornare alla riforma costituzionale, Renzi ha aggiunto: «Il problema del referendum è quel che accade all’Italia e alla classe politica. Non in una logica di minaccia, del “ricordati che devi morire” o dell’andrà tutto male. Altri stanno dicendo che in caso di sconfitta c’è la recessione, ma non è la mia linea. Io faccio il discorso in positivo: con il sì si aprirebbe la più bella pagina di autoriforma di una classe politica in occidente».
Molto severa la replica di Gianni Cuperlo, leader di Sinistradem: «È suonato l’allarme, l’ultimo. Oggi tu sei visto come un avversario da una parte della destra, ed è bene così, ma anche da una parte della sinistra e questo è un dramma» per chi è sotto il simbolo del Pd. Senza una svolta, tu condurrai la sinistra italiana ad una sconfitta storica».
Cuperlo ha definito «miope» la relazione di Renzi e ha sollecitato polemicamente il premier: «Esci dal talent di un'Italia patinata e fatta di opportunità e scopri la modestia».
«La sconfitta nelle città dice che non abbiamo sbagliato solo una campagna elettorale, cosa che può succedere. Ma abbiamo sbagliato il racconto del paese. E questo è un problema molto più serio ed è il nostro problema», spiega ancora Cuperlo.
E l’esponente della minoranza Dem, rimarcando come senza una svolta Renzi porterà la sinistra ad «una sconfitta storica» e definendo «un errore reiterato» il fatto che il segretario, come mostra la sua relazione, «non voglia cambiare», sottolinea: «Sbagliare racconto vuol dire che puoi martellare dicendo che le nostre riforme hanno risolto i problemi del paese. Tu puoi raccontarla una storia così ma se la vita di tanti non cambia, accendi una speranza destinata a farsi rabbia».
«Tu - afferma ancora Cuperlo - hai in una manciata di anni letteralmente scalato il potere, legittimamente, e lo hai fatto con un linguaggio brusco. Ma quanti voti è costata a noi quella tua battuta su Marchionne e i sindacati? La platea, dandosi di gomito, ha applaudito ma le urne hanno scioperato».
Durissimo verso il premier Nicola Fratoianni dell’esecutivo nazionale di Sinistra italiana: «”Il reddito è un messaggio culturalmente devastante. Se vince il no mi dimetto, è finito il governo e a mio parere anche il Parlamento”. Così parla Renzi alla direzione del partito democratico. Insomma il reddito esiste in tutta Europa ma qui sembra una impossibile bestemmia.
Alla lunga serie di sciagure annunciate in caso di vittoria del no Renzi aggiunge la fine della legislatura dimostrando ancora una volta tutta la sua cultura costituzionale.
Il tutto si completa con l’arroganza un po’ volgare delle battute di Vincenzo De Luca. Questi sì - conclude Fratoianni - che sembrano argomenti degni di una discussione lunare».