Nuovo ospedale: dopo la gara revocata le imprese chiedono alla Provincia 52 milioni di risarcimento
Il conto presentato dalle quattro cordate di imprese che avevano gareggiato per costruire e gestire il Not, Nuovo ospedale trentino, si rivela molto più salato del previsto. I raggruppamenti guidati da Salini-Impregilo, Mantovani, Pizzarotti e Cmb chiedono alla Provincia complessivamente 52 milioni di euro di danni, sia per le spese sostenute per la gara revocata da Piazza Dante, sia per il mancato guadagno dalla possibile aggiudicazione dell'appalto.
Ma i quattro ricorsi presentati in questi giorni al Tar vanno giù duro anche come motivazioni: si parla di violazione della sentenza del Consiglio di Stato, di Provincia negligente per l'illegittima composizione della commissione tecnica di gara e poi inerte per un anno e mezzo. E ulteriori ricorsi sono già pronti per il nuovo bando per la progettazione del Not, che dovrebbe essere pubblicato entro fine mese (vedi sotto).
I ricorsi seguono argomentazioni simili, con le differenze dovute alle diverse posizioni delle aziende nella gara bandita nel dicembre 2011. Nelle quattro cordate, ricordiamo, sono numerose le imprese trentine. Con Salini-Impregilo erano in corsa Codelfa (gruppo Gavio) e il consorzio Sst, con dentro Pvb Solutions, Miorelli Service, Ams, Gpi, Markas e Famas System. Con Mantovani correvano Guerrato, Gelmini, Medipass e Unifarm. Con Cmb c'erano Techint Infrastrutture, il Cla, Collini Lavori, Misconel, Coopsette, Ediltione, Garbari, Cordioli, Martinelli & Benoni, Pretti & Scalfi, Benedetti, Elettrica, Grisenti, Masè Termoimpianti, Trentino Impianti, Ds Medica, Servizi Ospedalieri, Manutencoop, Trentina Calore, Zbm, Servizi Italia, Pulinet, Sico. Pizzarotti era alleata con Astaldi e Cristoforetti.
I ricorsi chiedono l'annullamento della determinazione del 16 giugno scorso del dirigente del Dipartimento infrastrutture della Provincia che revoca il provvedimento per la realizzazione del Not, del documento e degli allegati citati nella determinazione e «ad oggi non conosciuti» nonché dell'Atto di indirizzo della giunta provinciale del 25 marzo. Dopo aver ricostruito le vicende della gara, bandita in project financing (costruzione e gestione per 25 anni) per un valore complessivo di oltre 1,7 miliardi di euro, e della sequela di ricorsi e controricorsi, i ricorrenti ripartono dall'ultima sentenza del Consiglio di Stato del 13 ottobre 2014. La decisione dell'organo supremo della giustizia amministrativa, sostengono, prevedeva due possibilità per la Provincia: nomina di una nuova commissione dopo la bocciatura di quella precedente con riapertura dei termini di gara oppure rinnovazione della gara perfezionando alcuni profili contestati. Non era prevista invece la revoca del bando. Piazza Dante quindi violerebbe o eluderebbe il giudicato del Consiglio di Stato.
Dopo la sentenza, la Provincia sarebbe rimasta inerte per un anno e mezzo fino a quando nel marzo di quest'anno ha deliberato l'Atto di indirizzo sul Not. In questo documento, secondo le imprese, i fatti «sopravvenuti» che giustificherebbero il cambio di appalto, come la spending review o la disponibilità della Bei a finanziare l'opera, non sarebbero novità e sarebbero applicabili anche alla gara in project financing.
Inoltre, le imprese hanno presentato a Piazza Dante le loro osservazioni ma poi non hanno avuto accesso agli atti istruttori citati nella determinazione di revoca. In conclusione, Salini-Impregilo & c. chiedono 14,3 milioni di danni, la cordata Mantovani 13,6 milioni, la cordata Cmb 11,1 milioni, Pizzarotti & c. circa 13 milioni.