Daldoss pronto a lanciare la sua lista Sarà in campo per il 2018 Progetto d'intesa con Rossi
Le mosse dell'assessore «tecnico» agli enti locali e all'urbanistica, Carlo Daldoss, in vista delle elezioni provinciali del 2018 - siamo ormai a meno di due anni - stanno iniziando a mettere seriamente in fibrillazione sia le forze politiche del centrosinistra autonomista, che quelle d'opposizione, visto che i movimenti in corso interessano entrambi i fronti. Il dato certo è che Daldoss ci ha preso gusto a stare al governo della Provincia e che vorrebbe continuare a «lavorare per il Trentino» e a «provare a cambiare le cose», come ama ripetere a chi lo incontra.
Per farlo, però, al prossimo giro evidentemente non può più attendere la «chiamata» del governatore eletto, ma deve mettersi in gioco, scendendo in prima persona nell'agone politico. E vuole farlo da protagonista. Per questo non ha mai pensato di bussare alla porta di uno dei partiti esistenti, aggregandosi al Patt, il partito del presidente Ugo Rossi, che lo ha voluto al suo fianco; né ritornando nell'Upt, partito nel quale ha militato fin dai tempi della Margherita, quand'era sindaco di Vermiglio, e con il quale condivide la matrice politica.
Carlo Daldoss sta lavorando invece per presentare una sua lista (lo farà dopo il referendum del 4 dicembre), cercando di aggregare amministratori locali ed esponenti di civiche o forze centriste e autonomiste, orfane di un leader con qualche idea. Facilitato dalla competenza sugli enti locali, che lo porta a girare il Trentino in lungo e in largo e a contattare gli amministratori, Daldoss sta raccogliendo l'interesse dei sindaci borderline , quelli delle civiche che non si dicono né di destra né di sinistra (come Valduga, Oss Emer, Gottardi) e quindi potenzialmente aperte anche a un progetto che comprenda il Pd, soprattutto se il Pd non è il partito leader dell'alleanza. Così come sta dialogando con esponenti delle civiche, che in consiglio provinciale siedono all'opposizione in cerca di una prospettiva per la prossima tornata elettorale.
L'asse tra Daldoss e Walter Viola di Progetto Trentino viene data ormai da tutti come una certezza della nuova lista, mentre non si è rinunciato a un coinvolgimento anche di ciò che resta della Civica Trentina, che si è ormai creata il vuoto intorno rispetto alle altre forze d'opposizione. Qualche messaggio è stato lanciato persino in direzione dell'ex segretario autonomista oggi in Forza Italia, Giacomo Bezzi, solandro come Rossi e Daldoss, che è in attesa di capire quali saranno gli scenari futuri a livello nazionale del partito di Berlusconi.
La nuova lista per Daldoss è fondamentale per un duplice scopo. Il primo è quello di affiancare il Patt nel rafforzare una ricandidatura del governatore uscente, Ugo Rossi, rispetto a un nome per la leadership della coalizione che dovesse essere contrapposto dal Pd alle primarie.
Ma è anche necessaria nella più ambiziosa ipotesi di una candidatura alle primarie del centrosinistra autonomista per la presidenza della Provincia dello stesso Daldoss (in questo caso al posto di Rossi più che contro Rossi). Il nome di Daldoss non solo viene ritenuto più appetibile fra gli elettori centristi di quello di Rossi, che non sembra essere riuscito a farsi amare in questi anni neppure dalla base autonomista, ma piace persino a una parte del Partito democratico, che ne apprezza la concretezza, la capacità di ascolto e di mediazione.
E non è un mistero del resto che a suo tempo il nome del kessleriano Daldoss come assessore esterno della giunta Rossi sia stato consigliato vivamente dai «dem» Gianni Kessler e Daria de Pretis, quest'ultima oggi giudice costituzionale. Si tratta della stessa influente coppia solandra che aveva preferito Rossi al candidato del Pd, Alessandro Olivi, alle primarie del luglio 2013 per la conquista della leadership della coalizione.
Ora, se certamente il Pd si troverà a fare i conti con la nuova presenza di Daldoss, chi rischia di rimanere completamente spolpata dalle manovre dell'assessore è l'Upt, che sta attraversando una fase di totale paralisi sul piano politico, in mano a un segretario che dal congresso vinto a gennaio contro Lorenzo Dellai non è stato ancora capace di esprimere una linea, tuttora divisa al suo interno. In questo scenario di debolezza - quanto accaduto a Trento è emblematico - il partito di Tiziano Mellarini sembra destinato a consegnare le chiavi all'ex margheritino Daldoss, almeno per non sparire. E la spaccatura diventerà inevitabile.