Uil: «La scuola è diventata merce di scambio tra politici»

«Siamo contenti sul no agli ambiti, ma siamo delusi per il no alle due ore in più. In generale, però, non ci piace che la scuola venga usata come merce di scambio: un baratto tra consiglieri provinciali, che nell'arco di pochi mesi cambiano radicalmente idea sulle questioni, votando prima sì e poi no, o viceversa, sullo stesso identico tema».

Il segretario della Uil scuola Pietro Di Fiore, alla luce delle ultime vicissitudini politiche sul bilancio, che hanno coinvolto anche la scuola, fa il punto della situazione. Senza lesinare le critiche alla politica.
«A giugno sono state votate le due ore in più alle elementari in cambio del sì sulla legge della scuola. In questi mesi tutti gli istituti hanno lavorato in quel senso, per preparare un'offerta formativa adeguata da presentare alle famiglie, considerato che tra poche settimane prenderanno il via le iscrizioni. Adesso, il 22 dicembre alle 23 di sera le due ore diventano barattabili per il voto alla finanziaria. Le famiglie, ma anche gli stessi dirigenti scolastici e docenti hanno scoperto leggendo il giornale ieri di queste novità. Mesi di lavoro buttati via per le pretese di alcuni singoli politici. Mesi di lavoro buttati via per mille firme: noi ne avevamo portate 2.500 per il Trilinguismo e non sono servite a nulla».

La seduta del consiglio provinciale di giovedì ha portato una notizia positiva e una negativa per la Uil.
«Noi siamo sempre stati contrari alle assegnazioni per ambiti territoriali e non per cattedre e quindi la retromarcia di Rossi è positiva. Tuttavia a maggio il presidente e assessore diceva che questo aspetto era importantissimo e irrinunciabile. Anche a livello nazionale stanno stoppando gli ambiti».

Politica, dirigenti, docenti, sindacati che decidono, litigano, contrattano e ritrattano. In tutto questo ci sono le famiglie, che devono iscrivere i figli a scuola e hanno il diritto di conoscere per tempo la proposta formativa e di avere una certa stabilità (e competenza ovviamente) da parte degli insegnanti.

«A gennaio, appena si rientrerà, bisognerà velocemente tornare indietro e definire orari, carichi, didattica, ripescando quello che c'era prima delle decisioni primaverili. Poi le famiglie potranno avere più certezze».
Il segretario coglie l'occasione anche per fare un bilancio, un punto della situazione sull'anno che si sta per concludere, segnato da tante polemiche.

«Non è stato un anno positivo per la scuola. La riforma non è buona e dovrebbe far riflettere il fatto che in buona sostanza l'unico ministro bocciato nell'avvicendamento tra Renzi e Gentiloni è stato quello all'istruzione, ovvero Stefania Giannini. Qui in Trentino ci sono stati grandi problemi con i contratti e con i precari, tra ricorsi e incertezze. E il 2017 sarà altrettanto difficile: a gennaio abbiamo già fissato un incontro con Ugo Rossi per risolvere alcuni nodi. Leggo di artigiani e confindustria che si lamentano dei troppi soldi investiti dalla Provincia nei rinnovi: ma devono sapere che un bidello prenderà venti euro in più netti al mese. Poi nel loro ambito ci sono lavoratori precari con i contratti rinnovati per 15 anni? A proposito di precari: ci sono richieste per la ricostruzione della carriere che ammontano a un totale di 800 mila euro. Vedremo cosa dirà il giudice».

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