L'addio a Stefano Rodotà sulle note di «Bella ciao»
Ultimo saluto a Stefano Rodotà sulle note di "Bella ciao": i funerali laici del giurista e uomo politico si sono tenuti a La Sapienza, nell’aula della Facoltà di Giurisprudenza dove Rodotà è stato prima studente e dove poi ha insegnato.
L’ex Garante della privacy è stato ricordato da alcuni colleghi e dal rettore Eugenio Gaudio, alla presenza di politici e Istituzioni. Seduti al primo luglio banco ad ascoltare c’erano il presidente del Senato Pietro Grasso, la presidente della Camera Laura Boldrini, il vicepresidente di Montecitorio ed esponente M5S Luigi Di Maio, il capogruppo Pd a Palazzo Madama Luigi Zanda, Giuliano Amato, Pier Ferdinando Casini. In sala anche la segretaria della Cgil Susanna Camusso, il segretario della Fiom Maurizio Landini e il leader di Si Nicola Fratoianni.
Al termine della cerimonia, il feretro è stato accompagnato fuori dalla facoltà dove per circa mezz’ora è stato salutato da un lungo applauso.
Tra la folla è spuntato anche qualche pugno alzato e qualche coro “presidente, presidente” a ricordare la candidatura avanzata dal M5S al Colle al momento delle elezioni del presidente della Repubblica.
Ad accogliere il feretro di Stefano Rodotà, in Sapienza, sono in tanti: oltre ai parenti, colleghi, esponenti politici ma anche cittadini; affollate, oltre alla sala principale, anche le postazioni dove è possibile seguire la cerimonia in collegamento video. E così qualcuno si lamenta: «Dovevate farla in pizza», protesta una signora che non riesce a farsi spazio mentre un altro signore alza la voce: «Ma non era comunista? E allora perchè fanno entrare solo la gente che conta?». Una questione solo di servizio d’ordine - è però la risposta degli organizzatori - e legata alla capienza degli spazi; non certo una scelta fatta in base al ruolo rivestito dai partecipanti.
A salire in cattedra per ricordare l’ex Garante della privacy, tra l’altro, nessun politico ma solo colleghi: «Se un professore - dice il Rettore Eugenio Gaudio - è colui che accende la scintilla, allora è stato un grande docente. Era sempre pronto a rispondere agli studenti, anche a tarda notte».
Sì, perché fa eco il collega e professore Gaetano Azzariti «sapeva parlare con tutti, di tutto». E anche «gli insulti - dice sempre Azzariti venendo accolto da un lungo applauso - hanno finito per offendere chi li ha pronunciati».
Rodotà, sottolinea un altro collega, il professore Guido Alpa, aveva ricoperto numerosissimi incarichi prestigiosi e scritto altrettanti saggi: ragion per cui, dice, la Facoltà - evidenzia Azzariti - esprime «gratitudine per il ruolo svolto nella cultura giuridica», che secondo Rodotà non andava «spezzettata.
Ha sempre varcato i confini: civilista, ha messo la Costituzione al centro». Con una bussola a guidarlo: la consapevolezza dell’importanza del «diritto ad avere diritti».
E a conferma delle parole dei colleghi, anche le scritte lasciate su manifesti improvvisati e affissi sulla scalinata dove al termine della cerimonia in tanti si fermano a lungo per salutare il feretro: «Ci hai insegnato - si legge su un cartellone - che i diritti vanno conquistati e difesi»; «grazie per averci dato speranza», recita un altro; «#Addio Stefano Rodotà. No bavaglio», si legge sugli altri poster ch rievocano la battaglia contro le norme restrittive nei confronti dell’informazione promossa dallo stesso Rodotà.