La margherita di Dellai diventa una peonia

Dopo gli schiaffi politici presi da Rutelli, Dellai torna alla carica con la sua nuova lista. Francesco Rutelli - ricordiamo - aveva fatto valere il proprio peso, ricordando al deputato trentino che nessuno può utilizzare il simbolo della Margherita senza il suo consenso. Consenso che non è arrivato, perché - dice - il simbolo non appartiene all'ex governatore del Trentino, che di sicuro non lo può utilizzare alle elezioni politiche. «Si scelga un altro fiore» ha detto Rutelli.

«Chi ha mai pensato di rubar fiori in liquidazione? Noi abbiamo il nostro fiore e non è in liquidazione»

E così oggi «il Principe», come veniva chiamato un tempo Dellai, oggi, accompganato dai fedelissimi, ha presentato lista e simbolo. 

«Con la presentazione di Civica Popolare parte un percorso che non si fermerà il 4 marzo. Questo difficile passaggio elettorale è solo il primo passo per la costruzione di una nuova forza politica di matrice popolare.

Una presenza autonoma e credibile del popolarismo e della cultura cattolico democratica è essenziale per tutto il centro sinistra ma soprattutto per il Paese. Abbiamo a cuore i valori di giustizia sociale contro le crescenti disuguaglianze; la responsabilità verso le istituzioni contro lo sfascio demagogico; l’opzione europeista contro ogni pericolosa tentazione nazionalistica; i principi di autonomia e sussidiarietà contro ogni statalismo centralista. Siamo per una società generativa che possa tornare a guardare con fiducia al futuro». 

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Queste le parole di Lorenzo Dellai, presidente di Democrazia Solidale, uno dei cinque soggetti politici promotori di Civica Popolare, il cui simbolo è stato presentato oggi da Beatrice Lorenzin.

«Per me è un grande onore - sottolinea Dellai - che nel contrassegno della Lista figuri il simbolo dell’Unione per il Trentino, il mio partito territoriale, con la sua margherita originaria. Ciò richiama non solo una esperienza politica e di governo anticipatrice, ma la volontà di ripartire dalle periferie, dai territori, dalle comunità locali.

È lì che ancora abita, spesso un pò nascosto, il popolarismo ed è lì, più che nei Palazzi romani, che la politica si può rigenerare e riconciliare con il proprio popolo».

Alla presentazione c'erano i soci fondatorì della formazione centrista di centrosinistra: da Pier Ferdinando Casini a Gianluca Galletti, da Gianpiero D’Alia a Fabrizio Cicchitto e Sergio Pizzolante fino ad Andrea Olivero ed Ignazio Messina.

Scoprendo il nuovo simbolo che, puntualizza più volte, «non è una margherita ma un fiore che ha disegnato per me un bambino» per fugare le polemiche con Francesco Rutelli, Lorenzin dice «no alla campagna elettorale di Cetto Laqualunque dove ognuno la spara più grossa: chi fa così non ha capito che gli italiani sono veramente stanchi».

E allora, una peonia rappresenterà «persone responsabili che vogliono dare risposte vere senza che si sprechino i sacrifici fatti dagli italiani nei lunghi e difficili anni della crisi. Ci mettiamo in gioco e vogliamo crescere per risolvere i problemi della gente. Vogliamo essere persone determinate ma educate, gentili ma forti, e portare avanti una esperienza di continuità nella diversità forti della nostra identità».

Il programma «verrà presentato in più tappe», ma Lorenzin indica i primi punti cardine: un’Europa «vera e non burocratica», una collocazione nel Mediterraneo che guardi «non solo all’integrazione ma anche alla sicurezza ed allo sviluppo», un impegno «per il lavoro soprattutto al sud» ed il potere di acquisto delle famiglie ed una attenzione particolare «alla demografia ed alla natalità». A partire dall’attenzione agli anziani e «dalla sfida dell’assistenza domiciliare che oggi è solo una parola e non un fatto». E Civica popolare punta alle liste per gli all’estero. «Speriamo di coinvolgere i nostri ricercatori e i cervelli italiani che lavorano fuori dal Paese».

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