Giudici: per i pedofili non carcere ma cure
Il carcere «sul piano rieducativo» non ha prodotto alcun «effetto» e tenuto conto della «sistematica ricaduta nel comportamento illecito», connessa ad «un disturbo della sessualità non controllabile», al detenuto serve anche un percorso di cure per limitare le «pulsioni sessuali».
Con queste motivazioni, per la prima volta a Milano, la Sezione misure di prevenzione del Tribunale ha disposto una «ingiunzione terapeutica» per un pedofilo che venne arrestato nel 2004 per una violenza ai danni di una bambina, condannato e poi, tornato libero, di nuovo arrestato per abusi su altre due bimbe.
Il collegio, presieduto da Fabio Roia, dando anche atto del «consenso» manifestato dall’uomo, rinchiuso nel carcere di Pavia, difeso dal legale Attilio Villa e anche affetto da un «ritardo mentale», gli ha ordinato di contattare «immediatamente» il Cipm (Centro italiano per la promozione della mediazione) del criminologo Paolo Giulini per un programma «clinico-terapeutico».
Nel decreto i giudici (Roia-Tallarida-Pontani) ricostruiscono la vicenda giudiziaria dell’uomo, A.P., 52 anni, «caratterizzata da continue e sistematiche forme di aggressione sessuale».
Del 2016 l’ultimo episodio: violentò una bimba di 5 anni e l’indagine mise in luce che nel 2009 aveva già abusato di una piccola di due anni. Fu arrestato, dunque, per la seconda volta, nell’aprile di due anni fa ed è ancora detenuto, condannato a 4 anni e 4 mesi di carcere. Il primo arresto, invece, era arrivato nel 2004 per violenze nei confronti di una bimba che aveva meno di 9 anni e per quel fatto era stato condannato a 3 anni e 8 mesi, con una perizia che parlò di un «patologico discontrollo degli impulsi sessuali, le cui tendenze deviate il soggetto non sempre riesce a fare a meno di assecondare».
Il Tribunale ha anche disposto le altre «classiche» misure di prevenzione, come l’applicazione, una volta che sarà uscito dal carcere, della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per due anni e il divieto di frequentare asili, scuole, parchi o altri luoghi in cui ci sono minori.
La particolarità, però, sta nella decisione - proposta dalla Questura di Milano - di prescrivere, anche nel periodo di detenzione e col consenso dell’uomo, «un piano trattamentale che lo porti, attraverso indicazioni di tipo clinico-terapeutico realizzate dagli esperti» del Cipm, «a prendere coscienza del forte disvalore delle condotte violente in una prospettiva di contenimento degli impulsi sessuali».