Carlo Daldoss alle provinciali con una lista
Via il numero chiuso ma solo per gli studenti trentini, costo molto basso (50 euro annui) per chi si abbona al trasporto pubblico. Tariffa simile per tutti gli under 14 che vogliono usare gli impianti di risalita. E, ancora, un assessorato alla riorganizzazione della Provincia per dare risposte concrete e veloci ai cittadini e valorizzare le professionalità interne. Leggi che abbiano come bussola il territorio e la sua sostenibilità ambientale, rilancio economico e tenuta sociale. Sono solo alcuni dei punti di quello che sarà il programma della lista guidata dall’attuale assessore tecnico Carlo Daldoss. Dove, secondo i bene informati, tra chi sostiene il progetto ci sarebbero anche i sindaci Maria Bosin (Predazzo) , Silvano Dominici (Romallo) e soprattutto Paride Gianmoena, presidente del Consiglio delle autonomie.
Come mai questa scelta?
Dopo una consigliatura in cui si sono raggiunti tanti buoni risultati, ma anche con qualche ombra ora svestirò i panni di soggetto terzo al servizio e dico che alle prossime elezioni provinciali ci sarò con una lista frutto di una aggregazione aperta sia a chi oggi c’è sia a chi a ha detto che vuole esserci ma per ora non si è sbilanciato, come i Civici.
A Francesco Valduga che sembra volerci essere a tutti i costi cosa dice?
Ritengo corrette le parole dette da Valduga pubblicamente sul fatto che dopo tre anni di sindaco difficilmente avrebbe potuto abbandonare quel ruolo. A lui dico che però un appoggio politico esterno è il benvenuto
Assessore, come si chiamerà la sua lista e starà nel centrosinistra autonomista attuale?
Il nome ancora non c’è, mentre sulla collocazione dico che è ancora aperta a coloro che si ritrovano nella tradizione politica trentina del popolarismo, dell’autonomia e dell’autogoverno, ma anche della solidarietà: qui sono nate le Rurali, la cooperazione. Insomma, non vogliamo essere contro nessuno, vogliamo solamente creare qualcosa che costruisca e realizzi fatti concreti per il bene dei trentini.
Ma perché non ha pensato a una candidatura in uno dei partiti di peso dell’attuale maggioranza? E soprattutto perché non nel Patt a cui è stato molto vicino in passato?
Perché il mio progetto, quello di realizzare un partito territoriale che abbia una base più ampia possibile, non è praticabile negli attuali partiti e nel Patt in particolare.
In questi mesi stiamo assistendo a una serie di incontri sulla presidenza del centrosinistra e sulla sua costituzione. Cosa ne pensa?
Parlando con la gente dico che è ora di finirla, le persone sono stufe di queste sedute inconcludenti. Occorre spiegare cosa sarà il Trentino del presente e del futuro.
E quali sono i punti del programma della sua lista per le elezioni?
In particolare, sono cinque i punti su cui voglio concentrare le cose da fare. Premetto che nella consigliatura ci sono state molte cose positive ottenute, penso ad esempio al progetto sui 65 milioni di incentivi, tra cui quelli per consentire ai giovani di acquistare o ristrutturare la prima casa, ma anche al lavoro sull’urbanistica, alla riforma istituzionale e dei Comuni che ha garantito un maggior protagonismo dei territori.
E per la prossima legislatura cosa propone?
Primo: investire di più sulla conoscenza, e su questo propongo di togliere il numero chiuso all’università per i trentini. Secondo: occorre avere un sistema di trasporto pubblico ancora più accessibile, e per questo propongo abbonamenti, senza calcolo Icef, a 50 euro per tutti. Inoltre ritengo che, di fronte al cambio epocale demografico, con tanti anziani che si troveranno nelle condizioni di dover avere una assistenza in strutture che si trovino a metà del percorso dall’esistenza condotta nella propria abitazione a quella nella Rsa.
E poi?
Propongo un assessorato alla riorganizzazione della Provincia, per dare risposte in tempi certi e ridotti ai cittadini e alle imprese, e userò in questo il modello attuato per i provvedimenti del mio assessorato. Inoltre ritengo fondamentale che tutte le leggi debbano avere come bussola il fatto di rendere il territorio sempre più sostenibile ambientalmente, economicamente e socialmente.
In che modo?
La Provincia deve avere meno poteri e lasciare più protagonismo ai territori, ma anche alle imprese e ai professionisti. Deve uscire da un’abitudine da Stato sovietico che la Provincia si è cucita addosso.
Ma con quali modalità?
Occorre rivedere il sistema delle partecipate provinciali: la Provincia tramite Patrimonio del Trentino, Trentino Sviluppo e le altre società fa di tutto e di più. Occorre invece che si lasci spazio al privato. Come diceva don Sturzo l’economia si regge su due polmoni, quello pubblico e quello privato. Ma se uno dei due prevale eccessivamente sull’altro, ci sono conseguenze negative per tutto l’organismo.