Elezioni: si va verso la grande coalizione Resta il nodo del candidato: Ghezzi o Daldoss?
«Prima viene il Trentino: e solo dopo noi e i simboli. L'idea è di riuscire a dare una risposta nella maniera più unitaria possibile». Con queste parole Carlo Daldoss, ieri mattina, verso le 12 meno venti, si è presentato nella sede del Partito democratico del Trentino, quando ormai più nessuno nella neonata Alleanza democratica e popolare per l'autonomia - tranne parte dell'Upt - sperava ancora che fosse possibile riprendere il dialogo interrotto sabato scorso con i Civici, di cui l'ex assessore è il candidato presidente per dare vita alla «grande coalizione» per fermare la Lega.
Invece, ieri mattina, dopo un'attesa di quasi tre quarti d'ora, con il portavoce dell'Upt, Gianpiero Passamani, incollato al cellulare, che andava avanti e indietro, e il segretario del Pd, Giuliano Muzio, in attesa, nervoso, e gran parte dei «ghezziani» scettici, con il verde Marco Boato in testa, l'ex assessore Carlo Daldoss si è affacciato al cancello e ha salito le scale della palazzina, dove ha sede il Pd, scortato dal consigliere provinciale, Massimo Fadanelli, che è uomo di fiducia del sindaco civico di Rovereto, Francesco Valduga. Non era scontato che si presentasse, visto lo psicodramma dei giorni scorsi, dovuto soprattutto alle tensioni interne e alle spinte contrastanti all'interno dei Civici, che avevano portato Daldoss a disertare l'incontro già previsto. Per questo, molti in quello che era il centrosinistra, hanno tirato un sospiro di sollievo.
Daldoss ha esordito richiamando il fatto che proprio ieri si celebrava la Giornata dell'Autonomia e dunque in nome del Trentino ha proposto di unire le forze.
«È nato in questi anni e si è concretizzato in questi ultimi mesi - ha detto l'ex assessore - un interessante progetto politico civico territoriale che vuole portare il proprio contributo di governo a questa nostra terra, sia in termini di innovazione politica che di metodo. Il tempo è limitato ma su chiari presupposti si può ancora dare una risposta ai tanti trentini che la chiedono. Questo appello va a tutte quelle forze politiche, riformiste, popolari, autonomistiche e liberali; ma è anche un appello a tutti i trentini che sentono forte oggi questo senso di responsabilità e di orgoglio di appartenere ad una terra unica e speciale in tutti i sensi». L'incontro è durato circa venti minuti con Daldoss, che su domanda di Boato ha precisato di rinunciare a veti sui simboli di partito, in particolare a quelli di Pd e Upt, su cui si era incagliata la trattativa per mesi, e di non porre diktat sul suo nome come candidato presidente, anche se Fasanelli ha fatto capire che per i Civici sarebbe difficile accettare un altro nome. Daldoss e Fasanelli poi se ne sono andati per lasciare il tempo all'Alleanza di discutere al suo interno la proposta e la disponibilità a convergere.
Sul tavolo della coalizione è rientrato dunque in scena il nome di Carlo Daldoss come candidato presidente, mentre l'Alleanza si accingeva a scegliere tra Giorgio Tonini, proposto dal Pd come possibile nome di mediazione, in quale ha parlato ieri di «successo politico della coalizione il ritorno di Daldoss» e Paolo Ghezzi. Proprio i sostenitori di Ghezzi, prima del ritorno in scena di Daldoss, erano convinti di riuscire a portare a casa il candidato presidente. Lo stesso giornalista, che ha partecipato alla prima parte dell'incontro di coalizione insieme a Giorgio Tonini è parso irrigidirsi proprio sulla questione candidato presidente osservando che nelle parole di Fasanelli era emersa una chiusura a considerare alternative a Daldoss. E infatti Ghezzi ha commentato: «Non vorrei che ora noi accogliessimo il figliol prodigo facendo festa e poi il figliol prodigo si sfila». Nel pomeriggio la discussione è ripresa alla presenza di Maria Bosin, sindaca di Predazzo, in rappresentanza dei Civici, ed è andata avanti fino a notte inoltrata - per non strappare - sulla scelta del candidato presidente in un muro contro muro in particolare tra l'Upt, che con Passamani ha proposto e difeso la candidatura di Carlo Daldoss - mentre Vittorio Fravezzi, che a suo tempo aveva contattato Ghezzi, era più aperto all'alternativa - e Verdi, Mdp, autoconvocati e Primavera Trentina decisi a non rinunciare a Ghezzi.
I principali promotori del movimento dei Civici, ovvero Francesco Valduga sindaco di Rovereto e Roberto Oss Emer sindaco di Pergine, alla luce della giornata di ieri, prendono le distanze dal loro (ex?) leader Carlo Daldoss. Questo il duro comunicato.
IL COMUNICATO
Prendiamo atto che Carlo Daldoss ha ritenuto opportuno presentarsi al tavolo di Pd e Upt. Non aveva da questo punto di vista alcun mandato, nè noi abbiamo condiviso questa scelta. Abbiamo più volte ribadito come, secondo noi, vi fosse la necessità di un modello diverso rispetto a quelli che lo scenario politico attualmente propone, sia a livello provinciale che nazionale.
Restiamo convinti che questo sia possibile solo attraverso una profonda rigenerazione e non tramite semplici operazioni estetiche. Credevamo in buona fede che questo fosse possibile. Siamo stati anche ingenui? Forse sì. E l'ingenuità in politica - spiegano - può 'non' essere un valore. Sicuramente è un valore avere una faccia sola e una parola sola, e queste noi abbiamo.
Non è quindi questo il “progetto civico territoriale” che avevamo in mente e per il quale abbiamo lavorato. Ci dispiace per le tante aspettative che aveva generato e che purtroppo saranno inevitabilmente deluse.
Francesco Valduga - Roberto Oss Emer