Fondi Lega, un sequestro «a rate» Seicentomila euro l'anno fino ad arrivare a 49 milioni
Un conto dedicato su cui versare ogni due mesi 100mila euro, per un totale - minimo - di 600mila euro all'anno. Sono i termini dell'intesa tra gli avvocati della Lega e la procura di Genova (secondo cui «non si tratta di un accordo, ma di un'istanza della difesa» accolta dai pm) sulle modalità di esecuzione del sequestro preventivo dei 49 milioni di euro frutto della presunta maxi truffa ai danni dello Stato, tra il 2008 e il 2010, sui rimborsi elettorali. Queste modalità permettono al partito di non chiudere e ai magistrati di recuperare i soldi, ma non mancano le polemiche.
«La #LegaLadrona ha deciso di restituire i soldi spariti in comode rate. Ci metteranno più o meno lo stesso tempo di quello che impiegheranno per rimpatriare i clandestini: 80 anni», twitta l'esponente Dem Maria Elena Boschi. «Quasi un secolo per restituire il bottino di una truffa ai danni degli italiani? Una furbata mai vista», rincara la dose il deputato Pd Andrea Romano. Non ci vede nulla di strano, invece, il procuratore di Genova, Francesco Cozzi. Nell'illustrare le modalità del sequestro, il magistrato sottolinea come sia stato usato col partito lo stesso metodo adottato con le aziende «per evitare di soffocarle e permettere loro di continuare le attività». Nelle casse del Carroccio, al momento, ci sono solo 130mila euro. Una cifra che nei prossimi giorni verrà sequestrata dagli uomini del nucleo di polizia tributaria della finanza di Genova. Gli altri prelievi partiranno dall'esercizio 2019. I soldi che la Lega mette a disposizione della procura potranno arrivare o dall'affitto di via Bellerio, sede milanese del Carroccio, o da quello che il partito ottiene dalle donazioni dei cittadini, dal 2 per mille delle dichiarazioni dei redditi o dai versamenti degli eletti del partito. Non sono invece previsti prelievi da altri conti riconducibili al Carroccio.
Ma tutto questo non blocca l'inchiesta sul presunto riciclaggio di parte dei fondi. Le indagini proseguono per verificare se le accuse mosse dall'ex revisore contabile, Stefano Aldovisi, siano fondate. Nel caso in cui i pm genovesi dovessero provare che 10 milioni (su 49) sono stati effettivamente trasferiti in Lussemburgo, verrebbero sequestrati. Gli avvocati del Carroccio, però, hanno annunciato ieri di avere depositato il ricorso in Cassazione contro la decisione del Riesame che dava il via libera ai pm genovesi di continuare nei sequestri. L'ultima speranza potrebbe essere il processo d'appello nei confronti di Umberto Bossi, Francesco Belsito (nella foto) e i tre ex revisori contabili. Proprio ieri il sostituto procuratore generale Enrico Zucca ha chiesto la conferma della condanna in primo grado - 4 anni e 10 mesi - per l'ex tesoriere. Se tutti gli imputati dovessero essere assolti, allora i soldi sequestrati un anno fa (tre milioni) e quelli che verranno acquisiti prima del pronunciamento dei giudici d'appello, verrebbero restituiti al partito di Salvini.