Scuola: il modello trentino in tutta Italia
La regionalizzazione di professori e presidi, chiesta da Veneto e Lombardia, «sarà un cammino lungo, ma potrebbe essere un’opportunità, un modello anche virtuoso di gestione più capillare delle scuole. È il modello che già esiste in Trentino. Ci dovrebbe comunque essere una lunga fase transitoria in cui gli insegnanti potrebbero passare alla Regione su base volontaria. I programmi e gli ordinamenti restano invece allo Stato». Lo afferma il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, in un’intervista al Corriere della Sera in cui precisa: «I livelli delle prestazioni di servizio devono essere garantiti ovunque allo stesso modo. Bisogna guardare avanti quando si fanno delle scelte ma prenderemo decisioni condivise. Del resto la Sanità è già regionale».
Per la scuola «non chiederemo più soldi, non è detto che per migliorare servano più finanziamenti: la scuola deve diventare efficiente con quello che ha. Ma cercherò di trovare risorse durante l’iter parlamentare», dichiara Bussetti. «Nella legge di Bilancio non ci sono tagli: i 110 milioni di risparmi previsti saranno in parte coperti con i fondi dell’alternanza e ottimizzando alcuni servizi», spiega.
«Nella manovra ci sono anche provvedimenti importanti come la riforma del reclutamento degli insegnanti. Dal prossimo concorso non avremo più gli “idonei”: o passi il concorso e sei abilitato per il biennio di durata del bando o devi rifare il concorso.
Sarà la fine dei ricorsi - dice il ministro. - Avvieremo anche tre cicli di formazione specialistica per 40 mila posti di insegnante di sostegno, 14 mila per il 2019 e gli altri in tre anni: cerchiamo di porre fine ai problemi per i ragazzi disabili».
Sulla facoltà di medicina, l’anno prossimo ci saranno «almeno 11 mila posti, spero 12 mila. Ma io voglio soprattutto aumentare le borse per le specializzazioni: con duemila borse in più - costo 50 milioni - potremo permettere a tutti i laureati di specializzarsi”, rileva Bussetti. Nel test d’ingresso “dal 2019 cambieranno le domande: non più quesiti astrusi ma test realmente selettivi che testino le competenze nelle materie di indirizzo e facciano emergere anche le capacità relazionali dei candidati».